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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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Adésso stava avanzando direttamente verso di lui. Terrorizzato, il filosofo tracciò<br />

un cerchio attorno a sé; con uno sforzo, iniziò a leggere le preghiere e a recitare gli<br />

esorcismi insegnatigli da un monaco che per tutta la vita aveva visto streghe e spiriti<br />

maligni. `<br />

Lei si arrestò vicinissima alla linea, ma era evidente che non aveva il potere di<br />

varcarla, e all’improvviso divenne interamente livida, come una persona morta da<br />

parecchi giorni. Homa non ebbe il coraggio di guardarla; era terrificante. Lei digrignò<br />

i denti e aprì gli occhi morti; ma, non vedendo nulla, si avviò col volto fremente di<br />

furia in un’altra direzione, e dimenando le braccia strinse ogni colonna e frugò in<br />

ogni cantuccio, tentando di ghermire Homa. <strong>Al</strong>la fine, la fanciulla desistette e, dopo<br />

aver sollevato un dito in segno di minaccia, tornò a stendersi nella bara.<br />

<strong>Il</strong> filosofo non era in grado di riacquistare la padronanza di sé, e continuò a fissare<br />

l’angusto ricettacolo della strega. Poi, all’improvviso, la bara schizzò per aria,<br />

emettendo un suono sibilante, e iniziò a volare per la chiesa, zigzagando in tutte le<br />

direzioni.<br />

<strong>Il</strong> filosofo se la vide passare sul capo, però ebbe anche modo di constatare che la<br />

bara non poteva superare il cerchio tracciato da lui, e raddoppiò il numero degli<br />

esorcismi. <strong>Il</strong> feretro ricadde quindi al centro della chiesa, e restò immobile. <strong>Il</strong><br />

cadavere si sollevò, livido e verdastro. Ma in quei medesimo istante il canto del gallo<br />

echeggiò in lontananza, e la strega sprofondò nella cassa, chiudendo il coperchio.<br />

<strong>Il</strong> filosofo aveva il cuore che batteva selvaggiamente, e grondava di sudore; però,<br />

rinfrancato dal canto del gallo, riprese a leggere sempre più in fretta le pagine che<br />

avrebbe dovuto finire già da prima. <strong>Al</strong>le prime luci dell’alba, il sagrestano venne a<br />

dargli il cambio, accompagnato dal vecchio Yavtuh, che ricopriva momentaneamente<br />

le funzioni di scaccino.<br />

Raggiunto il suo distante giaciglio, il filosofo penò parecchio ad addormentarsi, ma<br />

alla fine la stanchezza ebbe il sopravvento e dormì fino all’ora di pranzo. Quando si<br />

svegliò, gli pareva che tutti gli eventi di quella notte fossero accaduti in sogno.<br />

Perché si mantenesse in forze, gli offrirono subito un boccale di vodka.<br />

Durante il pranzo, Homa Brut non tardò a ravvivarsi, intervenne nella discussione<br />

con un paio di commenti, e si divorò un porcellino da latte piuttosto grosso<br />

praticamente da solo. Ma una sensazione interiore che lui stesso non sarebbe stato in<br />

grado di spiegare gli impediva di parlare delle avventure capitategli quella notte in<br />

chiesa, e alle domande dei curiosi il filosofo si limitò a rispondere: «Sì, sono successe<br />

le cose più strane e incredibili». Homa era uno di quei tipi che, una volta rimpinzati a<br />

dovere, diventavano straordinariamente benevoli. Stendendosi, con la pipa tra i denti,<br />

osservò gli altri della compagnia con un’espressione beata e melliflua negli occhi,<br />

continuando a sputare di fianco a sé.<br />

Terminato il pranzo, il filosofo era col morale alle stelle. Girò per tutto il villaggio,<br />

e fece amicizia praticamente con tutti; a dire il vero, fu anche cacciato a calci da due<br />

case; una ragazza avvenente gli affibbio una sonora botta sulle reni, servendosi di una<br />

vanga, quando lui si mise in testa di tastarle la camiciola e la gonna per sentire di che<br />

stoffa fossero fatte. Però, via via che la sera si avvicinava, il filosofo divenne sempre<br />

più pensieroso. Un’ora prima di cena, tutti i servi si radunarono per giocare il kragli,<br />

una sorta di gioco dei birilli nel quale al posto delle bocce si usavano dei bastoncini, e

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