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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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conversazione preferito da tutti gli ospiti. Ben presto si cominciarono a raccontare<br />

molte divertenti storie sui diversi ghiribizzi dei pazienti.<br />

«Una volta fu con noi un tale», cominciò un piccolo e grasso signore seduto alla<br />

mia destra «un tipo che credeva di essere una teiera; e, fra parentesi, non vi sembra<br />

straordinariamente curioso che proprio una mania così singolare sorga tanto spesso<br />

nel cervello di un pazzo? Si può ben dire che non esista manicomio in tutta la Francia<br />

che non possa vantare la sua brava teiera umana. <strong>Il</strong> nostro signore era comunque una<br />

teiera di fabbricazione inglese, ed era scrupolosissimo nel lucidarsi ogni mattina con<br />

pelle di daino e bianco di Spagna.»<br />

«E poi», continuò un uomo alquanto alto seduto proprio di fronte «abbiamo avuto<br />

qui fra noi, non molto tempo fa, un tipo che si era messo in testa di essere un asino...<br />

il che poi, allegoricamente parlando, era anche la verità. Era un paziente molto<br />

fastidioso e abbiamo dovuto faticare non poco per non fargli passare i limiti. Per un<br />

lungo periodo di tempo non volle mangiare altro che cardi, ma da tale fissazione<br />

riuscimmo a guarirlo insistendo nell’offrirgli come cibo soltanto cardi. E poi era<br />

sempre lì pronto a sferrare calci... così... così...»<br />

«Signor De Kock! Vi prego, cercate di controllarvi!» lo interruppe un’anziana<br />

signora che gli sedeva accanto. «Tenete a posto i vostri piedi! Avete rovinato il mio<br />

abito di broccato! Ritenete così necessario, di grazia, illustrare il vostro esempio con<br />

la sua messa in pratica? <strong>Il</strong> nostro amico qui presente è sicuramente in grado di<br />

comprendervi anche senza tali mezzi. Parola mia, siete proprio un gran pezzo d’asino<br />

come quel povero sfortunato credeva di essere. La vostra imitazione è fin troppo<br />

realistica, credetemi.»<br />

«Mille pardons! Ma’mselle!» le si rivolse monsieur De Kock, così apostrofato.<br />

«Mille scuse! Non avevo intenzione di offendervi. Ma’mselle Laplace... Monsieur De<br />

Kock vi chiede l’onore di brindare con lui.»<br />

A questo punto monsieur De Kock s’inchinò profondamente, baciò la propria<br />

mano con fare assai cerimonioso e bevve con ma’mselle Laplace.<br />

«Permettete, mon ami», intervenne allora monsieur Maillard, rivolgendosi a me.<br />

«Permettete che vi faccia servire un assaggio di questo vitello à la Sainte<br />

Ménéhould... lo troverete veramente squisito.»<br />

Proprio in quel momento tre robusti domestici erano riusciti finalmente a<br />

depositare sano e salvo sulla, tavola un enorme piatto, o meglio un gigantesco<br />

tagliere, su cui giaceva ciò che mi sembrava essere il “monstrum, horrendum,<br />

informe, ingens, cui lumen ademptum”. Un più accurato esame della vivanda mi<br />

assicurò, comunque, che si trattava soltanto di un piccolo vitello arrostito intero e<br />

collocato sul piatto da portata in posizione genuflessa con una mela in bocca, come<br />

solitamente gli inglesi servono la lepre.<br />

«Grazie, ma non posso accettare» risposi. «A dire il vero, non sono<br />

particolarmente stimolato dal vitello à la Sainte... come si dice?... non credo che mi si<br />

confaccia molto. Cambierò il mio piatto, comunque, per assaggiare un po’ di<br />

coniglio.»<br />

C’erano infatti sulla tavola numerosi piatti da portata supplementari che<br />

contenevano ciò che sembrava essere del comune coniglio cucinato alla francese... un<br />

manicaretto veramente delizioso che raccomando.

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