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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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viva: la bella fronte, candida come neve, lucente come argento, sembrava immersa in<br />

pensieri profondi; le sopracciglia regolari, scure come la notte in contrasto con la luce<br />

del sole, s’inarcavano fiere sugli occhi chiusi; le ciglia, che ricadevano dritte come<br />

frecce sulle gote, sprigionavano il tepore radioso di segreti desideri; le labbra erano<br />

rubini, pronte a schiudersi nell’impeto prorompente delle risate, a esprimere gioia e<br />

letizia suprema... Eppure, in quei lineamenti, Homa Brut scorse qualcosa di terribile e<br />

penetrante. Avvertì un’agitazione dolorosa sconvolgergli l’animo, come se, in mezzo<br />

a un vortice di gioia e di folle danzanti, qualcuno avesse intonato all’improvviso una<br />

nenia funebre. Quelle labbra di rubino gli parvero macchie di sangue sgorgato dal<br />

cuore della fanciulla. D’un tratto, Homa Brut si rese conto che quel viso aveva un che<br />

di spaventosamente familiare. «La strega!» gemette con voce che non gli –<br />

apparteneva, mentre impallidendo distoglieva subito lo sguardo e ricominciava<br />

precipitosamente a ripetere le sue orazioni. Era la strega che lui aveva ucciso!<br />

Quando il sole iniziò a tramontare, la salma venne trasferita nella chiesa. <strong>Il</strong> filosofo<br />

sorresse sulla spalla la bara drappeggiata di nero, e quel contatto gli trasmise una<br />

sensazione gelida come il ghiaccio. <strong>Il</strong> sotnik camminava davanti, tenendo una mano<br />

appoggiata sul lato destro del feretro angusto in cui riposava ora la defunta. La chiesa<br />

di legno, annerita dagli anni e semisepolta da uno strato verde di licheni, sorgeva<br />

tristemente, con le sue tre cupole a cono, all’estremo limite del villaggio. Era<br />

evidente che da parecchio tempo non si svolgeva tra le sue mura alcuna funzione<br />

religiosa. Dinanzi a quasi tutte le immagini sacre erano state accese delle candele. La<br />

bara venne deposta al centro, di fronte all’altare. <strong>Il</strong> vecchio sotnik baciò la giovane<br />

morta un’ultima volta, si prosternò sul pavimento, quindi uscì insieme a coloro che<br />

avevano trasportato il feretro, ordinando che il filosofo ricevesse una buona cena e<br />

fosse poi riaccompagnato in chiesa. Giungendo nella cucina, tutti gli uomini che<br />

avevano retto la bara cominciarono a mettere le mani sopra la stufa, come si usava<br />

fare in Ucraina dopo aver visto un cadavere.<br />

La fame, di cui il filosofo iniziò in quel momento ad avvertire i morsi, per breve<br />

tempo gli fece dimenticare completamente la fanciulla morta. Presto tutti i servi<br />

cominciarono a radunarsi gradualmente nella cucina, che nella casa del sotnik era una<br />

specie di club, dove tutti gli abitanti della corte si raccoglievano, perfino i cani che,<br />

dimenando la coda, venivano sulla porta a elemosinare gli ossi e gli avanzi.<br />

Qualunque incarico un servo dovesse svolgere, per prima cosa passava in cucina a<br />

riposarsi almeno un minuto sulla panca fumando la pipa. Tutti gli scapoli della<br />

comunità,, nelle loro eleganti tuniche cosacche, trascorrevano lì in pratica tutta la<br />

giornata, sulla panca, sotto la panca, o sulla stufa... insomma, in qualsiasi cantuccio<br />

comodo che riuscissero a trovare per sdraiarsi. E immancabilmente ognuno<br />

dimenticava in cucina o il cappello, o la sferza per tenere a distanza i cani randagi, o<br />

altre cose del genere. Ma la folla più numerosa si radunava sempre all’ora di cena,<br />

quando il bovaro che aveva ricondotto nella stalla le mucche per la mungitura, e tutti<br />

gli altri che non si erano visti in giro durante il giorno, facevano ritorno. A cena,<br />

anche 1e lingue più taciturne diventavano loquaci. Era quello il momento in cui si<br />

discuteva di tutte le novità locali: chi si era comprato un paio di brache nuove, per<br />

esempio, oppure si parlava di cosa potesse celarsi nelle viscere della terra, o di uno<br />

che diceva di aver visto un lupo. Tra quegli uomini c’erano diversi brillanti

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