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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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Le ultime parole furono pronunciate dal sotnik con tanto vigore che il filosofo<br />

afferrò appieno il loro significato.<br />

«Seguitemi!» ordinò il sotnik.<br />

Uscirono nell’atrio. <strong>Il</strong> sotnik apri la porta della stanza dirimpetto al salotto. <strong>Il</strong><br />

filosofo si fermò a lungo nell’ingresso, per soffiarsi il naso, poi varcò la soglia, colmo<br />

di un’apprensione inspiegabile.<br />

L’intero pavimento era coperto da un drappo di cotone rosso. In un angolo, su un<br />

tavolo piuttosto alto, sotto le immagini sacre, giaceva il corpo della ragazza morta,<br />

steso su un copriletto di velluto turchino scuro ornato da una frangia e da nappe<br />

dorate. Attorno alla salma erano sistemati grossi ceri ai quali erano intrecciati<br />

ramoscelli di viburno e la loro luce fioca andava quasi persa nel chiarore del giorno.<br />

<strong>Il</strong> viso della ragazza defunta era celato dal corpo del genitore inconsolabile, che<br />

sedeva di fronte a lei, volgendo la schiena alla porta. <strong>Il</strong> filosofo rimase impressionato<br />

dalle parole che udì.<br />

«Mia diletta, amata figliola, io non piango perché nel fiore degli anni tu hai<br />

lasciato questa terra così prematuramente, destando in me un dispiacere enorme e<br />

straziante; quello che mi affligge soprattutto, mia cara, è il fatto di non sapere chi sia<br />

lui, il mio atroce nemico, responsabile della tua morte. Se solo sapessi che esiste un<br />

uomo che ha avuto il semplice ardire di pensare di farti del male, o perfino di dire<br />

qualcosa di offensivo nei tuoi riguardi, giuro su Dio che quell’uomo non rivedrebbe<br />

mai più i suoi figli, se fosse della mia stessa età e avesse prole, né il padre e la madre,<br />

se fosse giovane e avesse ancora i genitori... e giuro che il suo corpo verrebbe gettato<br />

in pasto agli uccelli e alle belve della steppa! Purtroppo, ed è questo il mio sommo<br />

tormento, mia dolce calendula, mio passerotto, luce dei miei occhi, io dovrò vivere<br />

fino al termine dei miei giorni senza conforto, asciugando coi lembi della veste le<br />

lacrime che scendono dai miei vecchi occhi, mentre il mio nemico festeggerà<br />

esultante, e si farà segretamente beffe di questo debole vecchio...»<br />

Poi s’interruppe di colpo, sopraffatto dal dolore che trovò sfogo in un torrente di<br />

lacrime.<br />

<strong>Il</strong> filosofo rimase commosso da siffatta inconsolabile tristezza, e tossicchiò,<br />

producendo un suono cavernoso, nel tentativo di schiarirsi la gola. <strong>Al</strong>lora il sotnik si<br />

girò e, con un cenno, invitò Homa Brut a prendere posto al capezzale, di fronte a un<br />

piccolo leggio sul quale erano posati alcuni libri.<br />

“In un modo o nell’altro, riuscirò a portare a termine queste tre notti di veglia”<br />

pensò il filosofo “e il vecchio mi ricompenserà riempiendomi le tasche di monete<br />

d’oro.”<br />

Homa Brut si avvicinò e, schiarendosi la gola una seconda volta, cominciò a<br />

leggere, distogliendo la propria attenzione da qualsiasi altra cosa e non azzardandosi<br />

a guardare il viso della fanciulla morta. Nella casa regnava ora una quiete assoluta, <strong>Il</strong><br />

filosofo notò che il sotnik si era ritirato. Lentamente, girò la testa verso la giovane<br />

defunta per osservarla, e...<br />

Un brivido gli percorse le vene: di fronte a lui giaceva una ragazza di bellezza<br />

incredibile, quale non aveva mai visto prima d’allora in tutta la sua vita. Si stentava a<br />

credere che fosse possibile l’esistenza di quella fusione di bellezza e d’armonia<br />

presente in quegli splendidi lineamenti. La fanciulla, pur giacendo inerte, pareva

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