AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)
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partendo dalla sommità, serpeggiava fiancheggiando il cortile fino a raggiungere il<br />
villaggio. Quando il filosofo ebbe modo di constatarne la ripidezza, richiamando alla<br />
mente la discesa della notte prima, giunse a concludere che o il sotnik possedeva dei<br />
cavalli eccezionali, o i cosacchi dovevano essere dei tipi davvero in gamba e<br />
gagliardi per essere riusciti, nonostante fossero ubriachi, a impedire che l’enorme<br />
carro, col suo carico di merci e passeggeri, si ribaltasse e ruzzolasse in fondo alla<br />
valle. <strong>Il</strong> filosofo si trovava nel punto più alto del cortile, e quando si voltò a guardare<br />
nella direzione opposta gli si presentò una vista completamente diversa. <strong>Il</strong> pendio del<br />
villaggio si trasformava gradualmente in una piana. I prati si stendevano a perdita<br />
d’occhio, la loro brillante verzura appariva più intensa in lontananza, ed era costellata<br />
di macchie scure che rappresentavano altrettanti villaggi, visibili pur se dovevano<br />
essere ad almeno una ventina di chilometri di distanza. Sulla destra della prateria<br />
correva una catena di colline, e una striscia chiaroscura scintillante, che si scorgeva a<br />
malapena, indicava il corso del Dnieper.<br />
«Ah, che luogo incantevole!» esclamò il filosofo. «Sarebbe magnifico vivere qui,<br />
pescando nel Dnieper e negli stagni, prendendo gli uccelli con le reti, o andando a<br />
caccia di beccaccini e di piccole otarde... Tra l’altro, ho 1’ impressione che in questi<br />
prati dovrebbero esserci anche delle otarde belle grosse! E poi uno potrebbe essicare<br />
un sacco di frutta, e venderla in città, o, ancora meglio, usarla per distillare della<br />
vodka, dato che la vodka di frutta, come si sa, è una bevanda che non ha paragone.<br />
Comunque, non guasterebbe affatto pensare al modo di svignarsela da questo posto.»<br />
Homa Brut notò, fuori dalla staccionata, un sentierino completamente coperto<br />
d’erbacce; obbedendo a un impulso automatico, si apprestava a imboccarlo pensando<br />
di uscire prima a fare due passi e poi di sgusciare furtivo tra le casupole e lanciarsi a<br />
rotta di collo in aperta campagna, quando all’improvviso sentì una mano piuttosto<br />
forte bloccargli la spalla.<br />
Dietro di lui c’era il vecchio cosacco che la sera precedente aveva pianto con tanta<br />
amarezza la morte del padre e della madre, e la propria condizione solitaria.<br />
«Non è bello che voi pensiate di dileguarvi, signor filosofo!» disse. «Questo non è<br />
il tipo di luogo da cui si possa scappare, e poi le strade sono brutte da percorrere a<br />
piedi. Vi conviene venire dal padrone, adesso: è da un pezzo che vi sta aspettando nel<br />
salotto.»<br />
«Andiamo, allora! Per me, se devo essere sincero, è un vero piacere» disse il<br />
filosofo seguendo il cosacco.<br />
<strong>Il</strong> sotnik, un uomo anziano che aveva un paio di balli grigi e un’espressione di cupa<br />
tristezza, sedeva dietro un tavolo nel salotto, reggendosi il capo tra le inani. Doveva<br />
essere sulla cinquantina, e dal suo volto abbattuto, pallido come un cadavere, si<br />
capiva che il suo animo era stato distrutto e annichilito in un sol colpo, e che<br />
l’allegria e l’esuberanza chiassosa di un tempo erano scomparse per sempre. Quando<br />
Homa entrò con il vecchio cosacco, il sotnik scostò una mano dal viso e rispose al<br />
loro rispettoso inchino con un lieve cenno del capo.<br />
Homa e il cosacco rimasero coi: deferenza sulla soglia.<br />
«Chi siete, da dove venite, e qual è il vostro nome, buon uomo?» chiese il sotnik<br />
con tono né amichevole né ostile.<br />
«Sono un borsista, studente di filosofia, e mi chiamo Homa Brut...»