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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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fronte al cancello della cinta, era di dimensioni maggiori rispetto alle altre, ed era<br />

evidentemente la dimora del sotnik. <strong>Il</strong> carro si arrestò davanti a una tettoia che<br />

fungeva da rimessa, e i viaggiatori scesero per andarsene a letto. <strong>Il</strong> filosofo, però,<br />

voleva ispezionare l’esterno della casa del sotnik; ma nonostante sforzasse al<br />

massimo lo sguardo, non riuscì a scorgere nulla in maniera distinta. La casa gli<br />

sembrava un orso; il camino si trasformò nel rettore... Homa Brut rinunciò e andò a<br />

coricarsi.<br />

Quando si svegliò, nella casa regnava un trambusto generale: durante la notte, la<br />

figlia del sotnik era morta. I domestici correvano trafelati avanti e indietro; alcune<br />

vecchie piangevano; una folla curiosa si era raccolta attorno alla staccionata e<br />

sbirciava all’interno, sperando di vedere chissà cosa. <strong>Il</strong> filosofo cominciò a esaminare<br />

con comodo gli oggetti che non era riuscito a distinguere la notte precedente. La casa<br />

del sotnik era una costruzione piccola, col tetto di paglia dalle falde basse e spioventi,<br />

tipico dell’Ucraina del passato; il frontone, dove si apriva una finestrella che<br />

sembrava un occhio rivolto verso l’alto, era decorato da immagini floreali gialle e<br />

azzurre e da mezzelune rosse; era sorretto da pali di quercia arrotondati e intagliati<br />

alla sommità, e di forma esagonale all’estremità inferiore. Sotto il frontone si apriva<br />

un minuscolo portico, con una fila di sedili su ambo i lati. Attorno all’abitazione vi<br />

erano altre verande, che poggiavano su pilastri simili, alcuni dei quali intagliati a<br />

spirale. Un alto pero piramidale, dalle foglie tremolanti, creava una chiazza di verde<br />

di fronte alla casa. Due file di granai in mezzo alla corte formavano una specie di<br />

ampio viale che conduceva alla dimora del capo del villaggio. Oltre i granai, vicino al<br />

recinto, sorgevano l’uno di fronte all’altro due magazzini triangolari, anch’essi col<br />

tetto di paglia. In ogni parete triangolare, decorata da vari disegni, c’era una porticina.<br />

Su una spiccava un cosacco seduto su un barile, che alzava sulla testa un boccale con<br />

la scritta La berrò tutta! Su un’altra erano raffigurate una bottiglia, delle caraffe, e ai<br />

lati, come ornamento, un cavallo a gambe all’aria, una pipa, un tamburello, e la<br />

dicitura: <strong>Il</strong> vino è il con/orto dei cosacchi! Attraverso l’enorme finestra di uno dei<br />

depositi si vedevano, sul solaio, un tamburo e delle trombe d’ottone. Accanto al<br />

cancello d’ingresso della palizzata c’erano due cannoni. Ogni cosa indicava che il<br />

padrone doveva essere un tipo amante dell’allegria e delle baldorie, e che in quella<br />

corte dovevano risuonare spesso le grida dei festaioli. Fuori dal recinto c’erano due<br />

mulini a vento. Dietro la casa si estendevano orti e giardini, e attraverso la sommità<br />

delle piante le cime scure dei camini erano tutto quello che era possibile scorgere<br />

delle casupole soffocate tra i cespugli verdeggianti. <strong>Il</strong> villaggio era situato<br />

interamente lungo l’ampio declivio di un colle. Ai piedi della parte più ripida del<br />

pendio, che formava un vero e proprio schermo rivolto a nord, si allargava la corte.<br />

Guardandola dal basso, la parete del rilievo sembrava ancora più scoscesa, e sulla<br />

sommità spelacchiata del crinale spiccavano qua e là macchie d’erba selvatica che si<br />

stagliavano nere contro il cielo limpido. L’aspetto spoglio e desolato dell’altura era<br />

un poco deprimente; il suo terreno argilloso era scavato e solcato dai canaletti lasciati<br />

dalla pioggia. Su quel pendio erto, a una certa distanza l’una dall’altra, stavano<br />

abbarbicate due casette; una era oscurata dai rami lussureggianti di un melo, sorretto<br />

da un terrapieno e puntellato alle radici da alcuni paletti. Le mele, abbattute dal vento,<br />

cadevano proprio nella corte del padrone. La strada, snodandosi attorno al colle

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