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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«Sì, è una carrozza di dimensioni notevoli» convenne uno dei cosacchi, sedendosi<br />

a cassetta accanto al cocchiere, che si era legato in testa uno straccio per sostituire il<br />

berretto che aveva dimenticato strada facendo in una bettola. Gli altri cinque cosacchi<br />

e il filosofo strisciarono all’interno del mezzo e si accomodarono sui sacchi<br />

contenenti i vari acquisti fatti dal gruppetto in città. «Sarebbe interessante sapere»<br />

esordì il filosofo «quanti cavalli occorrerebbero per trainare questo carro se, ad<br />

esempio, fosse carico di merci particolari, come sale, o cunei di ferro.»<br />

«Già» rispose il cosacco seduto a cassetta, dopo una pausa di meditazione. «In tal<br />

caso occorrerebbe un numero adeguato di cavalli.»<br />

Fornita quella risposta soddisfacente, l’uomo si ritenne in diritto di non aprir più<br />

bocca per il resto del viaggio.<br />

<strong>Il</strong> filosofo era estremamente desideroso di ricevere informazioni più dettagliate<br />

circa quel viaggio; avrebbe voluto sapere chi fosse di preciso il sotnik che lo aveva<br />

mandato a prendere, che tipo fosse, che voci circolassero a proposito di sua figlia che<br />

era tornata a casa in circostanze così strane ed era ormai in punto di morte, e che<br />

aveva coinvolto adesso pure il filosofo in quella storia insolita. Homa Brut rivolse ai<br />

cosacchi diverse domande, ma senza dubbio erano anch’essi dei tipi filosofici, poiché<br />

per tutta risposta rimasero in silenzio, fumando la pipa sdraiati sulla schiena. Solo<br />

uno di loro richiamò l’attenzione del conducente seduto a cassetta, per impartirgli un<br />

breve ordine. «Mi raccomando, Overko, vecchio rincitrullito, quando arrivi in<br />

prossimità della taverna lungo la strada di Tchuhraylovo, non dimenticare di fermarti,<br />

e sveglia me e gli altri ragazzi, se per caso dovessimo addormentarci.»<br />

Dopo di che, colui che aveva parlato si appisolò, e lo fece in modo piuttosto<br />

rumoroso. Le istruzioni, comunque, erano del tutto inutili; infatti, non appena il<br />

gigantesco veicolo giunse nei pressi della locanda, tutti i cosacchi gridarono<br />

all’unisono: «Ferma!». Senza contare che i cavalli di Overko erano addestrati già da<br />

tempo ad arrestarsi da soli a ogni osteria incontrata durante i tragitti.<br />

Nonostante la calda giornata di luglio, tutti smontarono dal carro ed entrarono nel<br />

locale basso e sudicio, dove il gestore ebreo si affrettò ad accogliere i vecchi amici<br />

mostrandosi sommamente deliziato della visita. L’oste estrasse dai lembi del<br />

grembiulone che indossava alcune salsicce di maiale e, dopo averle deposte sulla<br />

tavola, volse immediatamente le spalle a quel cibo proibito dal Talmud. I cosacchi<br />

presero posto attorno alla tavola, sulla quale era pronto per ognuno di loro un boccale<br />

di terracotta. Homa Brut dovette unirsi a quella baldoria generale e, dato che gli<br />

ucraini cominciano invariabilmente a baciarsi o a piangere quando sono ubriachi, in<br />

ossequio alla tradizione, nella sala ben presto risuonarono schiocchi di labbra. «Dai,<br />

Spirid, un bacio.» «Vieni qui, Dorosh, voglio abbracciarti.»<br />

Un cosacco dai baffi grigi, un po’ più vecchio dei compagni, appoggiando una<br />

guancia su una mano, cominciò a singhiozzare amaramente al pensiero di non avere<br />

né il padre né la madre, e di essere quindi solo al mondo. Un altro, incline a<br />

moraleggiare, insisteva nel consolarlo, dicendogli: «Non piangere, perbacco... non<br />

piangere! A che serve, tanto? Salpi che il Signore vede e provvede».<br />

<strong>Il</strong> tipo chiamato Dorosh divenne estremamente curioso, e rivolgendosi al filosofo<br />

Homa non cessava di domandargli: «Mi piacerebbe sapere cosa vi insegnano al

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