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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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via con tale rapidità da sembrare confusa e indistinta. Homa Brut afferrò dalla strada<br />

un pezzo di legno e cominciò a percuotere la vecchia con quanta forza aveva in<br />

corpo. Lei lanciò ululati selvaggi; dapprima erano grida rabbiose e colme di<br />

minaccia, poi i gemiti divennero più fievoli, più dolci, più netti, e infine squillarono<br />

soavi come delicate campanelle d’argento, suscitando un’intensa commozione<br />

nell’animo del filosofo. Un pensiero balenò allora nella sua mente: quella era davvero<br />

una vecchia?<br />

«Oh, non resisto più!» mormorò la donna, e si accasciò esausta al suolo.<br />

Homa Brut si alzò e la guardò in viso (nell’aria ardevano i primi bagliori del sole<br />

nascente, e le cupole dorate di Kiev brillavano in lontananza): di fronte a lui giaceva<br />

una creatura incantevole, dalle chiome lussureggianti ora scarmigliate, e dalle ciglia<br />

lunghe come frecce. Priva di sensi, la fanciulla giaceva con le candide braccia nude,<br />

spalancate gemendo e fissando il cielo con gli occhi colmi di lacrime.<br />

Homa cominciò a tremare come una foglia al vento, sopraffatto com’era dalla<br />

compassione, dal timore e da una strana commozione, sentimenti contrastanti che non<br />

sarebbe stato in grado di spiegare. Parti di corsa, a rotta di collo, col cuore che<br />

martellava agitato nel petto e la mente in preda a un’inspiegabile confusione. Non<br />

aveva però la minima intenzione di tornare alla fattoria; si affrettò invece alla volta di<br />

Kiev, meditando strada facendo sull’assurda avventura di cui era stato protagonista.<br />

In città non era rimasto in pratica un solo studente. Tutti si erano disseminati per la<br />

campagna per raggiungere i posti di lavoro estivi o senza alcuna prospettiva di lavoro<br />

davanti a se; perché nei villaggi della Piccola Russia potevano procurarsi pasta,<br />

formaggio, panna acida e budini grandi quanto un cappello senza sborsare un copeco.<br />

<strong>Il</strong> grosso casamento costruito senza alcun criterio che ospitava gli studenti era<br />

completamente deserto, e sebbene il filosofo rovistasse in ogni angolo e frugasse<br />

perfino nei buchi e nelle crepe del tetto, non riuscì a trovare né un avanzo di lardo né<br />

una di quelle pagnottelle rafferme, che di solito gli studenti nascondevano nei luoghi<br />

più impensati.<br />

Comunque, il filosofo trovò ben presto il sistema per migliorare la propria<br />

condizione: attraversò tre volte il mercato fischiettando, e alla fine strizzò l’occhio a<br />

una giovane vedova che indossava una cuffietta gialla e vendeva nastri, pallini da<br />

caccia e ruote... e quello stesso giorno fu rifocillato con pasta di grano, pollo e altre<br />

numerose leccornie che vennero portate in tavola di fronte a lui, in una casetta di<br />

fango che sorgeva nel bel mezzo di un frutteto di ciliegi.<br />

Quella sera il filosofo fu visto in una taverna: era sdraiato su una panca, fumando<br />

la pipa com’era sua abitudine, e sotto gli occhi di tutti i presenti lanciò una moneta<br />

d’oro all’ebreo che gestiva il locale. Di fronte a sé aveva un boccale pieno, guardava<br />

quelli che entravano e uscivano con un’espressione pienamente soddisfatta, e ormai<br />

non pensava più alla straordinaria avventura che gli era capitata.<br />

Nel frattempo si era sparsa ovunque, la voce che la figlia di uno dei più ricchi<br />

sotnik (un ufficiale che comandava una compagnia di cosacchi) che abitava a circa<br />

quaranta miglia da Kiev, fosse tornata a casa da una passeggiata ferita in maniera<br />

orribile, trascinandosi a stento alla dimora paterna, e avesse chiesto che un<br />

seminarista di Kiev, tale Homa Brut, le leggesse le preghiere al capezzale e recitasse i<br />

salmi per tre giorni dopo la sua morte. <strong>Il</strong> filosofo apprese la notizia dal rettore stesso,

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