AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

Homa, il filosofo, rimase profondamente scoraggiato nell’udire tali parole, però il
suo naso avvertì all’improvviso un odore di pesce essiccato; allora guardò nella
direzione dei pantaloni del teologo, che stava camminando accanto a lui, e vide una
grossa coda di pesce che sbucava dalla tasca di Halyava. Il teologo era già riuscito a
sottrarre una carpa intera da un carro. Lo aveva fatto senza alcun motivo,
semplicemente per pura abitudine, e ora, dimenticando la carpa, stava già
guardandosi attorno in cerca di qualcos’altro da rubacchiare, fermamente
intenzionato a non lasciarsi sfuggire nemmeno la più inutile delle cianfrusaglie,
cosicché il filosofo ne approfittò e fece scivolare la mano nella tasca dell’amico,
quasi fosse la sua, e ne estrasse la carpa.
La vecchia sistemò gli studenti nei posti differenti che aveva destinato loro per la
notte: ospitò il retorico in casa, chiuse a chiave il teologo in uno sgabuzzino vuoto, e
al filosofo assegnò un ovile, anch’esso vuoto.
Homa Brut, trovatosi solo, divorò la carpa all’istante, esaminò le pareti a graticcio
dell’ovile, prese a calci un maiale curioso che si era svegliato e aveva sporto il
grugno dal recinto vicino, poi si stese sul fianco destro, apprestandosi a sprofondare
in una soda dormita. D’un tratto la porticina si aprì, e la vecchia, chinandosi, entrò
nell’ovile.
«Che c’è, nonnetta? Cosa volete?» chiese il filosofo.
Ma la vecchia non rispose, e avanzò verso di lui a braccia tese.
“Ah, ah!” pensò Homa Brut. “No, mia cara, sei troppo vecchia!”
Si tirò leggermente in disparte, ma lei senza tante cerimonie puntò ancora nella sua
direzione.
«Sentite, nonnetta!» esclamò il filosofo. «Siamo in un periodo di penitenza,
adesso. E io non oserei commettere un peccato in tale periodo, neanche per mille
monete d’oro.»
Ma la vecchia allargò le braccia e cercò di abbrancarlo, senza dire una parola.
Il filosofo ebbe paura, specialmente quando notò uno strano sfavillio negli occhi
della donna. «Che vi succede, nonna? Andate... andate via... Benedetto Iddiol strillò.
La vecchia, sempre in silenzio, tentò di stringerlo tra le braccia.
Homa Brut balzò in piedi, con l’intenzione di fuggire, ma la vecchia era ritta a
sbarrargli l’uscita e, fissandolo con occhi scintillanti, cominciò di nuovo ad
avvicinarsi a lui.
Il filosofo cercò di respingerla con le mani ma, con sua grande sorpresa, si accorse
che le sue braccia si rífiutavano d’alzarsi, le gambe non volevano muoversi, e
inorridendo constatò che perfino la voce non gli obbediva più: le parole gli
aleggiavano mute sulle labbra. Non udiva altro che il battito del proprio cuore, e nel
frattempo lei lo raggiunse. La vecchia gli incrociò le braccia, gli piegò la testa poi,
lesta come un gatto, gli balzò sul dorso, colpendolo al fianco con una scopa... e Homa
Brut, impennandosi come un cavallo, la portò sulle spalle. Tutto ciò accadde talmente
in fretta che il filosofo non si rese quasi conto di cosa stesse facendo. Allora si strinse
le ginocchia con ambo le mani, nel tentativo di impedire alle gambe di muoversi;
purtroppo, con suo enorme sgomento, le gambe non rispondevano alla sua volontà, e
saltellavano con rapidità superiore a quella di un purosangue circasso. Solo quando
ebbero lasciato la fattoria, e si trovarono nella piana sconfinata, delimitata lungo un