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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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maestra e, raggiungendo la casa che aveva un aspetto meno squallido e misero delle<br />

altre, si schieravano in fila davanti alle finestre e intonavano un canto religioso<br />

spremendo a fondo le loro riserve canore. <strong>Il</strong> padrone della casa, qualche vecchio<br />

contadino cosacco, li ascoltava a lungo, reggendosi il capo tra le mani, poi<br />

singhiozzava amaramente e, rivolgendosi alla moglie, diceva: «Moglie! Quello che<br />

gli studenti stanno cantando deve essere qualcosa di molto profondo; portagli del<br />

lardo e qualsiasi altra cibaria abbiamo in cucina». E nella bisaccia finivano così<br />

un’intera ciotola di gnocchi, un sostanzioso trancio di lardo, parecchie pagnotte piatte<br />

e a volte anche una gallina già legata e pronta per essere cucinata. Rinvigoriti da tali<br />

provviste, i grammatici, i retorici, i filosofi e i teologi riprendevano il cammino. <strong>Il</strong><br />

loro numero, comunque, si sfoltiva man mano che procedevano. A poco a poco, gli<br />

studenti imboccavano strade secondarie per raggiungere i rispettivi luoghi d’origine,<br />

e rimanevano solo coloro che avevano le dimore avite ancora più lontano.<br />

Una volta, durante una di queste migrazioni, tre studenti lasciarono la strada<br />

principale al fine di rimpolpare la loro scorta di provviste alla prima fattoria che<br />

fossero riusciti a trovare, poiché le loro bisacce erano vuote da parecchio tempo.<br />

Erano il teologo Halyava, il filosofo Homa Brut, e il retorico Tibery Gorobets.<br />

<strong>Il</strong> teologo era un tipo massiccio, dalle spalle ampie; aveva un vizio strano... rubava<br />

immancabilmente ogni cosa che gli capitava a portata di mano. A volte era<br />

eccessivamente cupo e malinconico, e quando era ubriaco aveva l’abitudine di<br />

nascondersi in mezzo all’erba alta, e i seminaristi dovevano faticare non poco per<br />

trovarlo.<br />

<strong>Il</strong> filosofo, Homa Brut, era di carattere allegro; gli piaceva moltissimo coricarsi<br />

sulla schiena e fumare la pipa, e quando beveva assumeva sempre dei musici e<br />

ballava il trepak. Aveva spesso assaggiato la “sana infarinata” del professore, ma<br />

prendeva la cosa con perfetta indifferenza filosofica, dicendo che non si poteva<br />

sfuggire a ciò che il destino aveva deciso. <strong>Il</strong> retorico, Tibery Gorobets, non aveva<br />

ancora il diritto di portare i baffi, di bere la vodka e fumare la pipa. Aveva solo<br />

qualche timido ricciolo dietro le orecchie, e il suo carattere doveva ancora essere<br />

temprato come si conveniva. Però, a giudicare dai bernoccoli sulla fronte con cui<br />

appariva spesso in classe, si poteva presumere che possedesse buone qualità di<br />

combattente. <strong>Il</strong> teologo, Halyava, e il filosofo, Homa, spesso “gli levavano tanto di<br />

capelli”, prendendolo per il ciuffo a dimostrargli il loro rispetto, e lo usavano come<br />

messaggero.<br />

Era sera quando lasciarono la strada maestra: il sole era appena tramontato, e<br />

nell’aria aleggiava ancora il calore del giorno. <strong>Il</strong> teologo e il filosofo procedevano in<br />

silenzio, fumando la pipa; il retorico, Tibery Gorobets, continuava ad abbattere col<br />

suo bastone le teste dei cardi selvatici che costeggiavano il ciglio del sentiero. La<br />

stradina che avevano imboccato si snodava tra macchie sparse di querce e noci che<br />

interrompevano qui e là la distesa dei prati. Qualche lieve declivio e alcune collinette,<br />

verdi e tondeggianti come cupole, sorgevano a tratti nella pianura. I campi di grano<br />

ormai maturo, che gli studenti scorsero in due luoghi, stavano ad indicare che<br />

dovevano trovarsi in prossimità di un villaggio. Era trascorsa comunque più di un’ora<br />

da quando avevano oltrepassato quei campi di frumento, eppure non avevano<br />

incontrato alcuna abitazione. Adesso il cielo era completamente ammantato di

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