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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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momenti di silenzio, costava al suo proprietario alcune sonore bacchettate sulle mani,<br />

e a volte una seria battuta. Gli studenti di retorica camminavano con maggiore<br />

dignità; spesso i loro abiti erano esenti da buchi; d’altro canto, i loro visi recavano,<br />

quasi invariabilmente, qualche decorazione esteriore, secondo lo stile di una figura<br />

retorica; o un occhio pesto e infossato sotto l’arcata sopraccigliare, o al posto di un<br />

labbro spiccava una tumefazione mostruosa, o qualche altra . deturpazione. I retorici<br />

parlavano e imprecavano tra loro con voci tenorili. Gli studenti di filosofia<br />

conversavano un’ottava più in basso; nelle tasche non avevano altro che tabacco forte<br />

e di paco prezzo. Non mettevano mai da parte alcuna provvista, ma divoravano senza<br />

esitare tutto quanto capitava loro tra le mani; puzzavano di fumo e di vodka a una<br />

distanza tale che a volte qualche lavoratore di passaggio si arrestava quand’era ancora<br />

lontano da loro, fiutando l’aria come un cane da ferma.<br />

Di solito, a quell’ora, nel mercato locale cominciavano a notarsi i primi segni di<br />

attività, e le donne che vendevano pagnotte, focacce, semi di melone e tortine di<br />

papavero, tiravano il lembo della veste di coloro che portavano abiti di panno fine o<br />

di tessuti di cotone.<br />

«Da questa parte, giovani gentiluomini... da questa parte!» continuavano a dire da<br />

ogni lato del mercato. «Ecco, guardate qui... focacce, tortine di papavero, pagnottelle<br />

bianche, trecce... tutta roba buona, buonissima! Pagnottelle fatte col miele! Le ho<br />

cotte al forno io stessa.»<br />

E un’altra donna, sollevando una lunga treccia, gridava: «Ecco un bel filoncino!<br />

Comprate il mio pane, giovani gentiluomini!».<br />

«Non comprate niente da lei; guardate che donna orrenda è quella, che brutto naso<br />

ha, e che mani sudicie...»<br />

Ma le donne avevano paura di importunare gli studenti di filosofia e di teologia,<br />

perché questi ultimi avevano l’abitudine di concedersi assaggi delle merci in vendita,<br />

e assaggi piuttosto consistenti.<br />

Raggiunto il seminario, la folla si disperdeva nelle varie aule che ospitavano le<br />

lezioni, sale dal soffitto basso e inclinato, ma abbastanza spaziose, dotate di piccole<br />

finestre, ampie porte e panche sporche. L’aula si riempiva subito di ronzii e bisbigli<br />

d’ogni sorta: gli auditori ascoltavano gli allievi che ripetevano le lezioni; il tono acuto<br />

e squillante di uno studente di grammatica echeggiava nella stanza, e i vetri delle<br />

finestre, vibrando, rispondevano con una nota pressoché uguale; in un angolo, un<br />

retorico, la cui bocca dalle labbra carnose avrebbe dovuto appartenere almeno a un<br />

filosofo, farfugliava qualcosa sottovoce, e in lontananza si sentiva solo un Bu-bubuu<br />

indistinto. Gli auditori, mentre ascoltavano la lezione, continuavano a guardare con<br />

un occhio sotto la panca, dove dalla tasca di uno studente faceva capolino una<br />

pagnottella, o una focaccia al formaggio, o qualche seme di zucca.<br />

Quando quella folla erudita riusciva ad arrivare troppo presto, o quando gli allievi<br />

sapevano che i professori sarebbero giunti più tardi del solito, per consenso generale<br />

scoppiava una zuffa, e tutti dovevano parteciparvi, perfino i monitori, il cui compito<br />

era quello di mantenere la disciplina e vigilare sulla moralità degli studenti. Di solito,<br />

due studenti di teologia provvedevano all’organizzazione dello scontro, decidendo se<br />

ogni classe doveva difendersi individualmente, o se tutti dovevano dividersi in due<br />

gruppi, i borsisti e i seminaristi. In ogni caso, gli allievi dei corsi di grammatica erano

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