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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«Chéri, puoi contare su di me» dissi gentilmente e, posando la tazza sotto la<br />

lampada della sua scrivania, l’unica accesa, entrai nella stanza accanto dove tutte le<br />

luci erano in funzione.<br />

La mia prima impressione fu che dalla cabina ricevente fosse scaturito una specie<br />

di uragano. C’erano fogli sparsi in ogni direzione; un intera fila di provette di vetro<br />

era a terra in un angolo, fracassata; sedie e sgabelli erano in disordine e una delle<br />

tende della finestra pendeva per metà dal suo bastone piegato. In un ampio catino<br />

smaltato un mucchio di documenti bruciati stava ancora fumando.<br />

Sapevo che non avrei trovato la mosca che André voleva che cercassi. Le donne<br />

sanno cose che gli uomini comprendono solo con il ragionamento e la deduzione; è<br />

una forma di conoscenza che loro acquisiscono molto raramente e che chiamano<br />

sdegnosamente intuizione. Io sapevo già che la mosca che André voleva era quella<br />

che Henri aveva catturato e che io l’avevo costretto a liberare.<br />

Sentii André trascinarsi intorno nell’altra stanza, e poi uno strano gorgoglio e un<br />

succhiare, come se avesse dei problemi per bere il suo latte.<br />

«André, non ci sono mosche qui. Puoi darmi qualche spiegazione utile? Se non sei<br />

in grado di parlare, batti o fa qualcosa... per esempio, una volta per dire sì, due volte<br />

per dire no.»<br />

Avevo tentato di controllare il tono della voce e di parlare come se fossi stata<br />

perfettamente calma, ma dovetti reprimere un singhiozzo di disperazione quando lui<br />

batté due volte.<br />

«Posso venire da te, André? Non, so cosa sia successo ma di qualunque cosa si<br />

tratti sarò coraggiosa, caro.» Dopo un attimo di esitazione silenziosa, batté una volta<br />

sulla scrivania.<br />

Sulla porta mi fermai esterrefatta alla vista di André in piedi, con la testa e le spalle<br />

coperte da un panno di velluto marrone che aveva preso da un tavolo accanto alla sua<br />

scrivania, il tavolo su cui mangiava di solito quando non voleva abbandonare il<br />

lavoro, Trattenendo una risata che poteva facilmente trasformarsi in un singhiozzo,<br />

dissi:<br />

«André, cercheremo dappertutto domani, con la luce del giorno. Perché non vai a<br />

letto? Se vuoi ti condurrò nella camera degli ospiti e non lascerò che nessun altro ti<br />

veda.»<br />

La sua mano sinistra batté due volte sulla scrivania.<br />

«Hai bisogno di un dottore, André?»<br />

No batté lui.<br />

«Vuoi che telefoni al professor Augier? Potrebbe aiutarti...»<br />

Per due volte lui batté seccamente no. Non sapevo cosa dire o fare. E allora gli<br />

dissi:<br />

«Henri ha catturato una mosca questa mattina e voleva mostrarmela, ma io gli ho<br />

ordinato di liberarla. Poteva essere quella che stai cercando? Io non l’ho vista, ma il<br />

bambino ha detto che aveva la testa bianca.»<br />

André emise uno strano sospiro metallico, e io ebbi appena il tempo di mordermi<br />

con forza le dita per non urlare. Aveva lasciato cadere il braccio destro e, invece della<br />

mano muscolosa dalle lunghe dita, gli vidi penzolare dalla manica, fin quasi al<br />

ginocchio, uno stecco grigio con delle specie di germogli, simile al ramo di un albero.

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