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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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<strong>Con</strong> atteggiamento cerimonioso André mi condusse per mano nella stanza accanto,<br />

in un angolo della quale c’era una seconda cabina telefonica. Spalancando la porta,<br />

sollevò trionfalmente dallo sgabello il vassoio con lo champagne.<br />

Sentendomi più o meno come il “gentile signore del pubblico, di buon carattere”<br />

trascinato sul palco del teatro dal prestigiatore, mi trattenni dal dire: “È solo un trucco<br />

di specchi” sapendo che questo avrebbe fatto infuriare mio marito.<br />

«Sei certo che non sia pericoloso berlo?» chiesi mentre il tappo saltava con uno<br />

schiocco.<br />

«Assolutamente certo, Hélène» disse lui porgendomi un bicchiere. «Ma questo non<br />

è niente. Bevi e ti mostrerò qualcosa di ancor più sbalorditivo.»<br />

Tornammo nell’altra stanza.<br />

«Oh, André! Ricordati del povero Dandelo!»<br />

«Questo è solo un porcellino d’India, Hélène. Ma sono sicuro che supererà<br />

benissimo la prova.»<br />

Appoggiò la piccola bestia pelosa sul pavimento verde di lamiera della cabina e<br />

richiuse in fretta la porta. Infilai nuovamente gli occhiali scuri e vidi e sentii<br />

esplodere il lampo luminoso.<br />

Senza attendere che André aprisse la porta corsi nella stanza accanto, dove le luci<br />

erano ancora accese e guardai all’interno della cabina ricevente.<br />

«Oh, André! È veramente qui!» gridai eccitata guardando l’animaletto che<br />

trotterellava attorno. «È meraviglioso, André. Funziona! Ce l’hai fatta!»<br />

«Lo spero, ma dovrò essere paziente. Lo saprò sicuramente tra qualche settimana.»<br />

«Che cosa vuoi dire? Guarda! È pieno di vita come quando l’hai messo nell’altra<br />

cabina.»<br />

«Sì, così sembra. Ma dovrò controllare se tutti i suoi organi sono intatti, e ci vorrà<br />

qualche tempo. Se la bestiola sarà ancora così vivace tra un mese, potremo<br />

considerare l’esperimento un successo.»<br />

Pregai André di lasciarmi avere cura del porcellino d’India.<br />

«D’accordo, ma non dargli da mangiare fino a ucciderlo» acconsentì lui,<br />

sorridendo per il mio entusiasmo. Sebbene non avessi il permesso di togliere Oplà –<br />

era quello il nome che avevo dato alla piccola cavia – dalla sua cassetta nel<br />

laboratorio, gli avevo legato un nastrino rosa attorno al collo e mi era concesso di<br />

portargli da mangiare due volte al giorno.<br />

Oplà si abituò presto al nastrino rosa e diventò un vero e proprio animaletto<br />

addomesticato, ma quel mese di attesa parve durare un anno.<br />

Poi, uno di quei giorni, André mise Miquette, la nostra cocker-spaniel, nel<br />

“trasmettitore”. Non me l’aveva detto prima di farlo, poiché sapeva perfettamente che<br />

non avrei mai accettato di fare un esperimento con la nostra cagnetta, ma quando me<br />

lo disse, Miquette era stata già trasmessa con successo una mezza dozzina di volte e<br />

sembrava gradire l’operazione. Non era ancora stata liberata dal “reintegratore” che<br />

già si precipitava come impazzita nella stanza accanto, grattando con la zampa sulla<br />

porta del trasmettitore per fare “un altro giro”, come lo chiamava André.<br />

Ora mi aspettavo che mio marito invitasse alcuni dei suoi colleghi e specialisti del<br />

Ministero dell’aviazione. Di solito lo faceva quando portava a termine un lavoro di<br />

ricerca e, prima di consegnar loro lunghi e dettagliati rapporti che batteva sempre a

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