AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)
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<strong>Il</strong> mostro si fermò e rimase irrigidito. I grandi fanali dei suoi occhi sbatterono. La<br />
sua bocca si aprì. Ne emerse come un rombo simile a quello di un vulcano. Girò il<br />
capo da un lato e poi dall’altro, quasi a voler cercare suoni attutiti dalla coltre di<br />
nebbia. Poi cominciò a scrutare il faro. Di nuovo emise il suo grido rombante. I suoi<br />
occhi divennero di fuoco. Si eresse, sferzò l’acqua e si avventò contro la torre, gli<br />
occhi iniettati di rabbioso tormento.<br />
«McDunn!» gridai. «Riaccendi la sirena!»<br />
McDunn annaspò sull’interruttore. Ma mentre lo premeva, il mostro si era già<br />
sollevato. Scorsi in un lampo le sue gigantesche zampe, con la pelle squamosa che<br />
ricopriva le membrane tese fra dita appena abbozzate rilucente di mille scintille,<br />
artigliare la torre. L’immenso occhio che si apriva sul lato sinistro di quel capo colmo<br />
d’angoscia scintillò davanti a me come un gigantesco paiolo in cui avrei potuto<br />
precipitare urlando. La torre tremò. La Sirena da Nebbia gridò. <strong>Il</strong> mostro afferrò la<br />
torre e digrignò i denti contro i vetri che si frantumarono cadendoci addosso.<br />
McDunn mi afferrò per un braccio. «Scendiamo!»<br />
La torre oscillò, tremò e infine cominciò a cedere. La Sirena da Nebbia e il mostro<br />
ruggirono all’unisono. Inciampammo nei gradini, quasi precipitando per le scale.<br />
«Presto!»<br />
Finalmente arrivammo a terra, proprio quando la torre stava cedendo su di noi.<br />
Trovammo rifugio sotto le scale, nella minuscola cantina di pietra. Sentimmo i colpi<br />
di mille scosse mentre i blocchi di pietra precipitavano. La Sirena da Nebbia tacque<br />
bruscamente. <strong>Il</strong> mostro si abbatté –contro il faro. La torre cadde. Ci inginocchiammo<br />
insieme, McDunn e io, tenendoci ben saldi mentre il nostro mondo esplodeva.<br />
Poi all’improvviso tutto cessò, e intorno a noi rimase soltanto l’oscurità e lo<br />
sciabordio delle onde sulle pietre più esposte.<br />
Questo e un altro suono.<br />
«Ascolta» disse pacato McDunn. «Ascolta.»<br />
Rimanemmo in silenziosa attesa per un momento. Poi anch’io lo udii. Dapprima un<br />
poderoso risucchiare d’aria, subito seguito dal lamento, dallo smarrimento, dalla<br />
solitudine di quel mostro gigantesco che se ne stava là fuori, intorno a noi, sopra di<br />
noi, così vicino da riempire l’aria che respiravamo col nauseante fetore del suo corpo<br />
che si dispiegava oltre lo spessore di pietra della nostra cantina. <strong>Il</strong> mostro respirava<br />
affannosamente e gridava. La torre ormai non esisteva più. Anche la luce era<br />
scomparsa. Quella cosa che lo aveva chiamato attraverso un baratro di milioni di anni<br />
non c’era più. E il mostro continuava a spalancare la sua bocca e a emettere suoni<br />
possenti. La voce di una Sirena da Nebbia, ancora e poi ancora. E le navi in mare<br />
aperto, non scorgendo la luce, non vedendo nulla all’intorno, proseguivano nella loro<br />
rotta e certo, all’udire quel suono così tardo quella notte, avranno pensato: «Eccolo,<br />
quel suono isolato, la sirena della Baia Solitaria. Siamo in rotta. Abbiamo già<br />
doppiato il capo».<br />
E continuò così per tutta la notte.<br />
<strong>Il</strong> sole era tiepido e giallo il pomeriggio seguente, quando i soccorritori vennero a<br />
estrarci dalle macerie che coprivano la nostra cantina.