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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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che frustano una spiaggia rigida e fredda. Farò un suono così disperatamente solo che<br />

nessuno potrà rifiutarsi di raccoglierlo, che chiunque lo udrà non saprà trattenersi dal<br />

piangere nel segreto della sua anima, e allora i focolari sembreranno più caldi, e<br />

restarsene chiusi nelle proprie case riuscirà più piacevole a quanti sentiranno quel<br />

richiamo nelle loro città lontane. Mi farò un suono e costruirò lo strumento per<br />

produrlo, e lo chiamerò Sirena da Nebbia e a quanti lo sentiranno sarà rivelata la<br />

tristezza dell’eternità e la brevità della vita”.»<br />

La Sirena da Nebbia soffiò nella notte.<br />

«Ho escogitato questo racconto» disse McDunn con tono pacato «per cercare di<br />

dare una spiegazione al fatto che quella cosa torni puntualmente ogni anno a visitare<br />

il faro. La Sirena da Nebbia chiama, e, così credo, la Cosa viene...»<br />

«Ma...» dissi.<br />

«Sssst!» disse McDunn. «Là!» E indicò verso l’Abisso che si spalancava sotto di<br />

noi.<br />

Qualcosa stava avvicinandosi a nuoto alla torre del faro.<br />

Era una notte gelida, l’ho già detto; e fredda era l’alta torre con la sua luce pulsante<br />

che andava e veniva e con la Sirena da Nebbia che chiamava e chiamava attraverso la<br />

coltre sfrangiata di nebbia. Non si poteva vedere molto lontano e neppure in modo del<br />

tutto distinto, ma là fuori c’erano le acque profonde del mare che scivolavano a<br />

lambire una terra notturna, una distesa piatta e calma dal colore del fango grigio, e<br />

c’eravamo noi due chiusi nella solitudine di quell’alta torre, e poi ancora, da principio<br />

assai distante da noi, c’era un’increspatura cui faceva seguito un’onda, una bolla<br />

informe, un’ombra di schiuma. E poi, dalla superficie di quel gelido mare emerse una<br />

testa, una testa gigantesca dalle oscure sfumature, con occhi immensi, e poi anche un<br />

collo. E poi... no, non un corpo, ma ancora collo e poi sempre altro collo! La testa<br />

rimase poi immobile a una dozzina di metri dal livello delle acque, sostenuta da un<br />

collo snello e stupendo color del buio. E solo ora il suo corpo, come una piccola isola<br />

di corallo nero intessuto di conchiglie e gamberi, cominciò a levarsi dalle oscurità<br />

segrete delle acque. E infine vi fu anche il guizzo di una coda. Complessivamente,<br />

dalla testa alla punta della coda, calcolai che il mostro fosse lungo almeno una<br />

trentina di metri.<br />

Non ricordo cosa dissi. Ma qualcosa dovetti dire.<br />

«Calma, ragazzo, calma» mi bisbigliò McDunn.<br />

«È impossibile!» esclamai.<br />

«No, Johnny, siamo noi a essere impossibili. Ciò che sta là fuori è com’era dieci<br />

milioni di anni fa. Non è mai mutato. Siamo noi e la terra a essere cambiati, a essere<br />

divenuti impossibili. Noi!»<br />

La creatura nuotava ora con andatura lenta, mostrando una maestosità oscura e<br />

grandiosa nel procedere in quelle acque gelide, ancora lontanissima da noi. La nebbia<br />

s’infittiva e si diradava a tratti lungo la sua figura, celandone talvolta la sagoma. Uno<br />

degli occhi del mostro fu colpito, dalla nostra immensa luce rossa, bianca, rossa,<br />

bianca, e la trattenne e la riflesse, come un disco vistosamente ostentato per<br />

trasmettere un messaggio secondo un codice primordiale. Era silenzioso come la<br />

nebbia che solcava.

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