AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)
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eve deviazione sul nostro cammino di una ora o poco più, per poter visitare<br />
quell’ospedale. Ma egli rifiutò, portando a sua giustificazione in primo luogo una<br />
certa fretta di arrivare a destinazione, e in secondo luogo l’orrore che d’abitudine<br />
ispira la vista dei pazzi. Mi pregò, ad ogni buon conto, di non scontentare la mia<br />
curiosità per una semplice questione di cortesia nei suoi confronti, aggiungendo che<br />
egli avrebbe proseguito cavalcando ad andatura ridotta così che mi sarebbe stato<br />
possibile raggiungerlo nel corso della giornata, o al massimo il giorno seguente.<br />
Proprio mentre ci salutavamo, mi venne da pensare che forse avrei incontrato qualche<br />
difficoltà ad essere ammesso nell’edificio, e gli espressi questi miei timori. Egli<br />
confermò, infatti, che senza conoscere personalmente il direttore, monsieur Maillard,<br />
o senza disporre di alcuna credenziale sul tipo di una lettera di presentazione,<br />
certamente avrei incontrato qualche difficoltà, poiché i regolamenti in vigore in<br />
questi manicomi privati erano molto più severi di quelli operanti negli ospedali<br />
pubblici. Da parte sua, aggiunse poi, aveva conosciuto anni prima monsieur Maillard,<br />
e così ora era ben lieto di accompagnarmi fino alla porta d’ingresso dell’edificio per<br />
presentarmi al direttore anche se la sua idiosincrasia nei confronti della pazzia gli<br />
impediva di accompagnarmi nella visita all’interno del manicomio.<br />
Lo ringraziai per questo, e subito lasciammo la strada maestra per inoltrarci lungo<br />
un sentiero laterale dal fondo erboso che, dopo una mezz’ora di cammino, prendeva a<br />
inoltrarsi in una fitta foresta che si stendeva ai piedi di una montagna. Dopo aver<br />
percorso altri tre chilometri attraverso la penombra umida e fosca del bosco,<br />
finalmente la Maison de Santé apparve davanti a noi. Era un fantastico château<br />
dall’aspetto alquanto rovinoso e cadente, a malapena ancora abitabile a causa dell’età<br />
e dell’abbandono in cui era stato tenuto. <strong>Il</strong> suo aspetto mi incuteva un profondo senso<br />
di paura e mi affrettai così a fermare il cavallo, già quasi deciso a tornarmene<br />
indietro; ma subito provai vergogna per questa mia debolezza e mi risolsi a<br />
continuare.<br />
Mentre ci avvicinavamo al portone d’ingresso, mi accorsi che questo era socchiuso<br />
e vi faceva capolino il volto di un uomo. Un istante dopo l’uomo era già fuori e si<br />
accostò al mio compagno di viaggio chiamandolo per nome e stringendogli<br />
cordialmente la mano mentre lo invitava a scendere da cavallo: era monsieur Maillard<br />
in persona, un distinto signore della vecchia scuola dall’aspetto imponente e dai modi<br />
cortesi, non privo di una certa aria austera che gli conferiva dignità e autorità in un<br />
modo che veramente colpiva.<br />
<strong>Il</strong> mio amico, dopo avermi presentato, accennò al mio desiderio di visitare la casa<br />
di cura e, quando ebbe ricevuto da monsieur Maillard l’assicurazione che mi avrebbe<br />
accolto con ogni attenzione, se ne andò, e io non lo rividi mai più.<br />
Non appena il mio compagno di viaggio ci ebbe lasciati, il direttore mi fece<br />
accomodare in un piccolo salotto arredato con straordinario buon gusto, dove, fra altri<br />
esempi di buon gusto, spiccavano molti volumi, disegni, vasi di fiori e strumenti<br />
musicali. Un fuoco vivace ardeva nel camino, mentre al pianoforte, intenta a cantare<br />
un’aria di Bellini, sedeva una giovane donna dai lineamenti bellissimi che, al mio<br />
ingresso, smise subito di cantare per accogliermi con grazia squisita. La sua voce<br />
aveva toni bassi e pacati, e il suo comportamento aveva qualcosa di sottomesso. Mi<br />
parve, poi, di scorgere sul suo volto troppo pallido, ma non in modo così eccessivo da