AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)
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«<strong>Il</strong> mare è una fonte inesauribile di misteri.» McDunn tirava boccate nervose dalla<br />
pipa sbattendo nel contempo le palpebre. Era tutto il giorno che mostrava segni di<br />
nervosismo, e non capivo perché. «<strong>Con</strong> tutta la nostra tecnica e quei cosiddetti<br />
sommergibili, impiegheremo comunque almeno diecimila secoli prima di poter<br />
mettere piede sull’estremo e autentico fondo di questo mondo sommerso, per vedere<br />
le magiche terre degli. abissi e conoscere così per la prima volta cosa sia il vero<br />
terrore. Pensa, laggiù è ancora come se corresse l’anno trecentomila avanti Cristo.<br />
Mentre noi marciavamo sulla terraferma dando fiato alle nostre trombe, mutilandoci<br />
l’un l’altro di terre e di teste, laggiù, a chilometri e chilometri di profondità nelle<br />
acque del mare la vita scorreva immersa in un tempo antico come la coda di una<br />
cometa.»<br />
«È vero, è un mondo antico.»<br />
«Vieni. Ho qualcosa di speciale che ancora non ti ho raccontato.» E cominciammo<br />
a inerpicarci per gli ottanta gradini, chiacchierando fra noi. Arrivati in cima, McDunn<br />
spense ogni luce della stanza, perché non si formassero riflessi sui vetri. <strong>Il</strong> gigantesco<br />
occhio di luce del faro ronzava sommesso ruotando senza attriti nel suo alveo ben<br />
oliato. La Sirena da Nebbia soffiava con metodica regolarità ogni quindici secondi.<br />
«Sembra quasi un animale, non è vero?» E McDunn annuì fra sé. «Un gigantesco<br />
animale solitario che grida nella notte. Se ne sta qui, acquattato sull’orlo di dieci<br />
miliardi di anni, e urla agli Abissi. “Sono qui, sono qui, sono qui.” E da laggiù sale la<br />
risposta, sì, gli Abissi gli rispondono. Ormai sei qui da tre mesi, Johnny, ed è meglio<br />
che cominci a prepararti. In questo periodo dell’anno» disse scrutando l’oscurità e la<br />
nebbia «qualcosa viene a visitare il faro.»<br />
«Cioè i banchi di pesci di cui mi hai parlato?»<br />
«No, è qualcos’altro. Finora non te ne ho parlato perché temevo che mi prendessi<br />
per matto. Ma ormai non posso rimandare oltre, questa è l’ultima notte perché, se non<br />
ho sbagliato a segnarla sul calendario l’anno passato, questa è la sera del suo arrivo.<br />
Non scenderò in dettagli, avrai modo di vedere da te. Basta che ti sieda qui. Se vuoi,<br />
domani potrai radunare la tua roba e tornare a riva col motoscafo. La tua auto è là,<br />
posteggiata sulla banchina del promontorio: puoi salirci e guidare verso una<br />
qualunque cittadina dell’interno e poi tenere sempre accese le luci per illuminare le<br />
tue notti. Non ti farei domande e nemmeno te ne farei una colpa. Accade ormai da tre<br />
anni, ma questa è la prima volta che c’è qualcuno con me che possa confermare<br />
quanto ho visto. Aspetta e guarda con attenzione.»<br />
Trascorse una mezz’ora in cui non ci scambiammo che scarni monosillabi. Poi ci<br />
stancammo di attendere in silenzio e McDunn cominciò a espormi alcune delle sue<br />
idee. Aveva persino una sua teoria in merito alla Sirena da Nebbia.<br />
«Un giorno, molti anni fa, un uomo camminava lungo una fredda spiaggia senza<br />
sole soffermandosi ad ascoltare il rumore dell’oceano, e disse: “Ci servirebbe una<br />
voce per chiamare attraverso le acque, per comunicare con le navi; ne troverò una.<br />
Farò una voce simile a tutto il tempo e a tutta la nebbia che mai vi furono su questa<br />
terra, farò una voce che sia simile a un letto che resti vuoto per tutta la notte a fianco<br />
di chi attende e simile a una casa deserta quando qualcuno ne spalanca la porta, e<br />
come gli alberi d’autunno, che sono senza foglie. Un suono come di uccelli<br />
schiamazzanti che volano a sud, un suono come di vento invernale e di acque marine