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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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finestre sono tutte sbarrate, la porta è chiusa a chiave e con il chiavistello. Brindo a<br />

mio zio Adrian! Bevi, amico mio! Che cosa stai aspettando?»<br />

Saunders era in piedi, con il bicchiere sollevato a mezz’aria. «Può entrare!»<br />

esclamò con voce roca. «Può entrare! Ce ne siamo scordati. C’è un camino in camera<br />

mia. Scenderà lungo la cappa.»<br />

«Presto!» disse Eustace precipitandosi nell’altra stanza. «Non abbiamo un minuto<br />

da perdere. Che possiamo fare? Accendiamo il fuoco, Saunders. Dammi un<br />

fiammifero, svelto!»<br />

«Devono essere nell’altra camera. Vado a prenderli.»<br />

«Svelto Saunders, per amor del cielo! Guarda sulla libreria! Guarda in bagno! Qui,<br />

vieni qui. Ci guarderò lo.»<br />

«Fate presto!» gridò Saunders. «Sento già qualcosa.»<br />

«E allora infila un lenzuolo del tuo letto nella cappa. No, aspetta, ecco un<br />

fiammifero!» Ne aveva finalmente trovato uno, che era scivolato in una crepa del<br />

pavimento.<br />

«È pronto il camino? Bene... ma potrebbe non accendersi. Ho capito... l’olio di<br />

quella vecchia lampada da notte e questo cotone. Ora il fiammifero, presto! Metti via<br />

il lenzuolo, stupido! Non ci serve più.»<br />

Dalla griglia si levò un gran ruggito mentre le fiamme si sviluppavano con vigore.<br />

Saunders era stato una frazione di secondo troppo lento con il lenzuolo; l’olio era<br />

caduto anche su quello, ed ora anch’esso stava bruciando.<br />

«Prenderà fuoco tutta la casa!» gridò Eustace cercando di spegnere le fiamme con<br />

una coperta. «È inutile! Non ce la faccio. Saunders, aprì la porta e va a cercare aiuto.»<br />

Saunders corse alla porta e armeggiò con la serratura. La chiave si era incastrata<br />

nella toppa. «Presto», urlò Eustace «o il calore sarà troppo forte per me!» Finalmente<br />

la chiave girò nella toppa. Per mezzo secondo Saunders si fermò a guardarsi indietro.<br />

In seguito non fu mai sicuro del tutto di quello che vide, ma in quell’attimo pensò che<br />

qualcosa di nero e bruciacchiato stesse strisciando lentamente, molto lentamente,<br />

dalla massa di fuoco verso Eustace Borlsover. Per un istante pensò di tornare dal suo<br />

amico, ma il fragore e il puzzo dell’incendio lo convinsero a precipitarsi lungo il<br />

corridoio, gridando: «<strong>Al</strong> fuoco! <strong>Al</strong> fuoco!». Corse al telefono per chiedere aiuto, poi<br />

tornò nella stanza da bagno – avrebbe dovuto pensarci prima – per prendere<br />

dell’acqua. Mentre irrompeva in bagno, udì un urlo di terrore che si smorzò di colpo.<br />

Poi il tonfo di una pesante caduta.<br />

Questa è la storia che ascoltai durante parecchie consecutive serate di sabato<br />

dall’insegnante più anziano di matematica di una scuola periferica di secondo grado.<br />

Perché Saunders era stato costretto a guadagnarsi da vivere in un modo che altri<br />

potevano considerare meno congeniale a lui del suo vecchio stile di vita. Una volta<br />

avevo menzionato per caso il nome di Adrian Borlsover e mi ero meravigliato di<br />

come avesse cambiato argomento con un’insolita precipitazione. Una settimana dopo<br />

Saunders cominciò a raccontarmi qualcosa della sua storia, in termini abbastanza<br />

crudi sebbene schermati da un velo di riservatezza che potevo facilmente<br />

comprendere; perché doveva coprire non solo le proprie debolezze ma anche quelle<br />

di un amico scomparso. Soprattutto della tragedia finale fu, all’inizio, piuttosto restio

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