AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

mia tasca le chiavi della cassaforte e aprila. Tira fuori tutte le altre cose. Oh, Signore,
si sta arricciando spaventosamente! Apri, svelto!» Gettò ogni cosa all’interno e
richiuse in fretta lo sportello.
«La terremo la dentro finché morirà» disse. «Che possa bruciare nel profondo
dell’inferno se aprirò di nuovo la porta di quella cassaforte.»
La signora Merrit se ne andò alla fine del mese. La signora Handyside, che la
sostituì, ebbe certamente più successo nel controllo della servitù. Fin dall’inizio
dichiarò che non avrebbe accettato discorsi sciocchi, e presto ogni pettegolezzo
avvizzì fino a morire.
«Non mi sorprenderei se Eustace si sposasse uno di questi giorni» disse Saunders.
«Be’, non attendo certo con ansia quell’evento. Lo conosco troppo bene per sperare
di piacere alla futura signora Borlsover. Sarà la solita vecchia storia; una lunga
amicizia cresciuta lentamente... un matrimonio... e una lunga amicizia presto
dimenticata.»
Ma Eustace non segui il consiglio dello zio di sposarsi. Le vecchie abitudini
ripresero il loro corso e cancellarono la recente esperienza. Era, se mai, meno
scontroso, e mostrava una maggior inclinazione a prendere il suo ruolo naturale nella
società del circondario.
Poi venne il furto. Gli uomini, si disse, erano entrati in casa passando dalla serra.
Fu, in realtà, poco più di un tentativo, perché riuscirono a portar via solo qualche
pezzo di argenteria dalla dispensa. Anche la cassaforte nello studio fu trovata aperta e
vuota ma, come riferì il signor Borlsover all’ispettore di polizia, negli ultimi sei mesi
non vi aveva tenuto nulla di valore.
«Potete ritenervi fortunato di esservela cavata così facilmente, signore» disse
l’altro. «Da come hanno svolto il loro lavoro direi che si tratta di scassinatori esperti.
Devono aver fatto scattare l’allarme mentre stavano iniziando il loro lavoro
notturno.»
«Già» confermò Eustace. «Direi che sono stato fortunato.»
«Non ho dubbi» affermò l’ispettore «che riusciremo a rintracciare i ladri. Come ho
detto, devono essere vecchi professionisti. Lo dimostra il modo in cui sono entrati e
hanno aperto la cassaforte. Ma c’è un piccolo particolare che mi incuriosisce. Uno di
loro è stato abbastanza incauto da non usare guanti, e che mi venga un colpo se sono
riuscito a capire che intenzioni avesse. Ho trovato le sue impronte sulla vernice fresca
di tutti i telai delle finestre delle stanze da basso. Sono anche molto chiare.»
«Impronte della mano destra o sinistra? O di entrambe?» chiese Eustace.
«Oh, sempre la destra. È questa la stranezza. Deve essersi trattato di un tipo
temerario, e credo proprio che sia stato lui a scrivere questo.» Tolse un pezzo di carta
dalla tasca. «Ecco ciò che ha scritto, signore: Sono fuggito, Eustace Borlsover, ma
tornerò tra non molto. Qualche delinquente evaso da poco, immagino. Sarà ancora
più facile per noi rintracciarlo. Riconoscete la calligrafia, signore?»
«No» disse Eustace. «Non è la scrittura di qualcuno che conosco.»
«Non resterò più qui» disse Eustace a Saunders durante il pranzo. «Negli ultimi sei
mesi me la sono cavata meglio di quanto mi aspettassi, ma non correrò il rischio di
vedere di nuovo quella cosa. Tornerò in città oggi pomeriggio. Di’ a Morton di