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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«E che cosa dobbiamo fare?»<br />

«Terremo gli occhi aperti» disse Saunders «e cercheremo di catturarla. Se non ci<br />

riusciremo saremo costretti ad attendere che il maledetto meccanismo si scarichi.<br />

Dopo tutto, se è di carne e ossa, non potrà vivere per sempre.»<br />

Per due giorni non accadde nulla. Poi Saunders la vide scivolare lungo la balaustra<br />

del corridoio. Fu colto di sorpresa e perse un intero secondo prima di partire<br />

all’inseguimento, riuscendo solo a rendersi conto che ormai la creatura gli era<br />

sfuggita. Tre giorni più tardi Eustace, mentre scriveva da solo in biblioteca durante la<br />

notte, la vide ferma su un libro aperto, dall’altra parte della stanza. Le dita scorrevano<br />

sulla pagina, come se stessero leggendo, ma prima che lui avesse il tempo di alzarsi,<br />

la mano si era accorta di lui e si era arrampicata lungo la tenda. Eustace la guardò,<br />

con aria truce, penzolare dal cornicione, rimanendo aggrappata con tre dita e facendo<br />

schioccare il pollice e l’indice verso di lui in un’espressione di sdegnosa derisione.<br />

«So io quello che farò» disse Eustace. «Se riuscissi a spingerla all’aperto le<br />

sguinzaglierò dietro i cani.»<br />

Parlò con Saunders dell’idea.<br />

«È una gran bella proposta» disse l’altro. «Ma non è necessario aspettare che esca<br />

di casa. Faremo entrare i cani. Ci sono i due terrier e il bastardo irlandese<br />

dell’aiutante del guardiacaccia che si scaglia contro i topi come un fulmine. <strong>Il</strong> vostro<br />

spaniel non ha abbastanza combattività per questo genere di caccia.»<br />

Fecero entrare i cani in casa. <strong>Il</strong> bastardo irlandese mangiava le ciabatte e i terrier<br />

facevano inciampare Morton quando serviva a tavola, ma tutt’e tre furono i<br />

benvenuti. Persino una falsa sicurezza era meglio che non averne nessuna.<br />

Per due settimane non accadde nulla. Poi la mano fu catturata, non dai cani, ma dal<br />

pappagallo grigio della signora Merrit. L’uccello aveva l’abitudine di rimuovere di<br />

tanto in tanto i pioli che tenevano al loro posto le vaschette per i semi e l’acqua, e di<br />

scappare attraverso le aperture sui lati della gabbia. Una volta in libertà, Peter non<br />

mostrava inclinazione a tornare in prigione e spesso vagava per la casa per giorni.<br />

Ora, dopo sei settimane consecutive di prigionia, Peter aveva nuovamente scoperto<br />

un nuovo modo per allentare i suoi chiavistelli ed era libero di esplorare le foreste<br />

ricamate sulle tende e cantare inni in onore di una libertà che andava da un cornicione<br />

all’altro della casa.<br />

«È inutile tentare di prenderlo» disse Eustace alla signora Merrit che era entrata un<br />

tardo pomeriggio con una scala a pioli nello studio. «Vi converrà lasciare in pace<br />

Peter e costringerlo ad arrendersi per fame, signora Merrit. Non lasciate in giro semi<br />

o banane che possa beccare quando sente i morsi della fame. Avete il cuore troppo<br />

tenero, voi.»<br />

«D’accordo, signore. Vedo bene che ora è su quel cornicione fuori della nostra<br />

portata; ma se non vi dispiacerà chiudere la porta, signore, quando uscirete dalla<br />

stanza, questa notte porterò qui la sua gabbia e vi metterò della carne. È tanto ghiotto<br />

di carne, anche se poi si strappa le penne per succhiarne gli alveoli. Dicono che se si<br />

cuoce...»<br />

«Non importa, signora Merrit» disse Eustace, che era occupato a scrivere. «Per ora<br />

è tutto. Terrò io d’occhio l’uccello.»<br />

Per un breve periodo vi fu silenzio nella stanza.

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