AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)
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«Saunders», disse Eustace «hai sempre saputo trattare meravigliosamente con la<br />
servitù. Non puoi permettere che la povera signora Merrit se ne vada.»<br />
«Non se ne andrà, naturalmente» rispose Saunders. «<strong>Con</strong> ogni probabilità sta solo<br />
puntando a un aumento di stipendio. Le scriverò questa mattina stessa.»<br />
«No. Non c’è nulla di meglio di una visita personale. Andremo domani, e tu dovrai<br />
anche curare quel raffreddore con la serietà che merita. Non dimenticare che è già<br />
passato al petto; ci vorranno settimane di buon cibo e cure amorevoli.»<br />
«D’accordo; credo che saprò convincere la signora Merrit.»<br />
Ma la signora Merrit fu più ostinata di quanto avessero pensato. Fu molto<br />
dispiaciuta di apprendere del raffreddore del signor Saunders, e di come a Londra<br />
fosse rimasto sveglio di notte per la tosse; davvero molto dispiaciuta. Gli avrebbe<br />
cambiato volentieri la camera e arieggiato la stanza a sud, e gli avrebbe anche portato<br />
una tazza calda di pane e latte come ultima cosa prima di andare a dormire. Ma lo<br />
stesso se ne sarebbe andata alla fine del mese.<br />
«Prova con un aumento di stipendio» fu il consiglio di Eustace.<br />
Fu inutile. La signora Merrit fu irremovibile; tuttavia conosceva una certa signora<br />
Goddard, che era stata governante presso Lord Gargrave, che per quello stipendio<br />
avrebbe accettato volentieri.<br />
«Che sta succedendo alla servitù, Morton?» chiese Eustace quella sera quando il<br />
maggiordomo gli portò il caffè in biblioteca. «Che cos’è questa storia della signora<br />
Merrit che vuole andarsene?»<br />
«<strong>Con</strong> il vostro permesso, signore, stavo per parlarvene io stesso. Devo farvi una<br />
confessione. Quando ho trovato il vostro biglietto che mi chiedeva di aprire quella<br />
scrivania e togliere la scatola con il topo, spezzai la serratura, come chiedevate, e fui<br />
contento di farlo perché potevo udire la bestia nella scatola fare un sacco di rumore e<br />
pensavo che volesse del cibo. Tolsi dunque la scatola, signore, e presi una gabbia per<br />
trasferirvi l’animale, quando questo mi sfuggi.»<br />
«Di che diavolo stai parlando? Non ho mai scritto un biglietto di quel tipo.»<br />
«Chiedo scusa, signore; ho raccolto il biglietto dal pavimento il. giorno in cui voi e<br />
il signor Saunders partiste. L’ho ancora qui in tasca.»<br />
Sembrava davvero la calligrafia di Eustace. Era scritto a matita e cominciava in<br />
modo alquanto secco.<br />
«“Prendi un martello, Morton,”» lesse ad alta voce «“o qualche altro attrezzo, e<br />
rompi la serratura della vecchia scrivania nella biblioteca. Togli la scatola al suo<br />
interno. Non devi fare altro. <strong>Il</strong> coperchio è già svitato. Eustace Borlsover.”»<br />
«E tu hai aperto la scrivania?»<br />
«Sì, signore... e mentre preparavo la gabbia, l’animale è saltato fuori.»<br />
«Quale animale?»<br />
«Quello dentro la scatola, signore.»<br />
«Che aspetto aveva?»<br />
«Ebbene, signore, non saprei dirvelo» confessò nervosamente Morton. «Avevo la<br />
schiena girata e quando ho alzato lo sguardo era già quasi in fondo alla stanza.»<br />
«Di che colore era?» chiese Saunders. «Nero?»<br />
«Oh no, signore, bianco grigiastro, direi. Mi è sembrato che fosse privo della<br />
coda.»