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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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uomini, gli spiriti più meschini e infimi, nutro seri dubbi sulla sua utilità. Bene, addio<br />

Eustace; potremmo non rivederci più. Sei un vero Borlsover, con tutti i difetti dei<br />

Borlsover. Sposati, Eustace. Prenditi una ragazza buona e sensibile. E se per caso non<br />

ci rivedremo, le mie volontà sono in mano al mio notaio. Non ti ho lasciato alcuna<br />

eredità perché so che non ne hai bisogno, ma ho pensato che ti sarebbe piaciuto avere<br />

i miei libri. Oh, un’altra cosa. Come ben sai, prima di morire la gente perde spesso il<br />

controllo di sé e formula richieste assurde. Non prestarvi alcuna attenzione, Eustace.<br />

Addio!» Gli porse la mano. Eustace la prese e questa si soffermò attorno alla sua una<br />

frazione di secondo più a lungo di quanto si fosse aspettato, e la strinse con una<br />

virilità sorprendente. In quel contatto c’era anche un sottile senso di intimità.<br />

«Diamine, zio» esclamò Eustace. «Ti rivedrò vivo e vegeto per molti altri anni<br />

ancora.»<br />

Due mesi più tardi Adrian Borlsover morì.<br />

In quel periodo Eustace Borlsover era a Napoli. Lesse il necrologio sul Morning<br />

Post il giorno in cui si tenevano i funerali.<br />

«Povero vecchio!» disse. «Mi chiedo dove troverò posto per tutti i suoi libri.»<br />

La domanda gli si presentò con maggior attualità quando, tre giorni più tardi, si<br />

trovò nella biblioteca a Borlsover <strong>Con</strong>yers; una stanza enorme, costruita per utilità e<br />

non per bellezza nell’anno della battaglia di Waterloo, da un Borlsover ardente<br />

ammiratore del grande Napoleone. Era disposta sul modello di molte biblioteche<br />

universitarie, con alti scaffali sporgenti che formavano nicchie profonde di polveroso<br />

silenzio, tombe adatte agli antichi odii di controversie dimenticate, passioni defunte<br />

di vite ormai scordate. In fondo alla stanza, dietro il busto di qualche sconosciuto<br />

ecclesiastico del diciottesimo secolo, una sgraziata scala a chiocciola conduceva a un<br />

balconcino costeggiato da scaffali. Quasi tutti gli scaffali erano carichi di libri.<br />

«Dovrò parlarne a Saunders» disse Eustace. «Immagino che saremo costretti a<br />

riempire la sala del biliardo di casse di libri.»<br />

Quella sera, in sala da pranzo, i due si incontrarono per la prima volta dopo<br />

settimane.<br />

«Salve!» disse Eustace, in piedi con le mani in tasca accanto al camino. «Come va<br />

il mondo, Saunders? Perché quell’abito serio?» Eustace indossava una vecchia giacca<br />

da caccia. Non credeva nel rituale del lutto e ne aveva parlato allo zio durante<br />

l’ultima visita. Quella sera, sebbene di solito portasse cravatte a tinte delicate, ne<br />

aveva scelta una di un rosso orribile allo scopo di scandalizzare Morton, il<br />

maggiordomo, e perché la servitù si convincesse che, se voleva, doveva continuare da<br />

sola il lutto. Eustace era un vero Borlsover. «<strong>Il</strong> mondo» gli rispose Saunders «va<br />

come al solito. Maledettamente lento. L’abito serio si deve a un invito per il bridge da<br />

parte del capitano Lockwood.»<br />

«Come ci andrai?»<br />

«L’automobile ha qualcosa che non funziona, così ho chiesto a Jackson di<br />

accompagnarmi con il calesse. Qualche obiezione?»<br />

«Oh santo cielo, no! Abbiamo condiviso ogni cosa per troppi anni perché sollevi<br />

qualche obiezione a quest’ora del giorno.

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