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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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<strong>Il</strong> mistero delle cinque dita<br />

di William F. Harvey<br />

Titolo italiano: La bestia con cinque dita<br />

Titolo originale: The Beast with Five Fingers (1928)<br />

da cui il film: THE BEAST WITH FIVE FINGERS (USA, 1946), Warner Brothers<br />

Regia: Robert Florey<br />

Interpreti: Peter Lorre, Robert <strong>Al</strong>da, I. Carroll Naish, Victor Francen<br />

Negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale il film<br />

dell’orrore attraversò un netto periodo di declino, senza dubbio l’unico di tale portata<br />

in tutta la storia del genere. Dopo che gli orrori reali della guerra erano giunti in<br />

patria con i cinegiornali e i film dell’Asse, il gusto del pubblico si era rivolto verso la<br />

commedia brillante e il musical, e sembrava che non vi fosse più spazio per i mostri,<br />

per quanto interessanti potessero essere le loro attività.<br />

Negli anni fra il 1946 e il 1950 si produssero meno di una dozzina di film con<br />

qualche contenuto orrorifico, e fra questi l’unico che potesse essere definito del<br />

terrore nel vero senso della parola fu <strong>Il</strong> mistero delle cinque dita. Basato sul racconto<br />

La bestia con cinque dita del ben noto autore inglese di storie macabre William Fryer<br />

Harvey, narra di una mano amputata che possiede un’esistenza – e un’intelligenza –<br />

sue proprie. Diretta da uno dei pochi specialisti dell’orrore ancora attivi all’epoca,<br />

Robert Florey, la pellicola presentava due sorprendenti interpretazioni, quella di<br />

Peter Lorre e quella di un caratterista spesso sottovalutato, I. Carroll Naish.<br />

A causa degli scarsi risultati commerciali, il film non servì certo a incoraggiare i<br />

produttori a tentare un revival del genere. Questo revival, come vedremo, doveva<br />

giungere grazie alla Fantascienza-Fantasy.<br />

La storia, suppongo, comincia con Adrian Borlsover, che incontrai quando ero un<br />

ragazzino e lui un vecchio. Mio padre era andato a chiedergli una sottoscrizione, e<br />

prima che se ne andasse il signor Borlsover mi aveva posato la mano destra sul capo<br />

in segno di benedizione. Non dimenticherò mai la soggezione con la quale alzai lo<br />

sguardo verso il suo viso, e mi resi conto per la prima volta che degli occhi potevano<br />

essere scuri, belli e scintillanti, pur senza essere capaci di vedere.<br />

Perché Adrian Borlsover era cieco.<br />

Era un uomo straordinario, che proveniva da una famiglia eccentrica. I Borlsover<br />

maschi, per chissà quale motivo, finivano sempre con lo sposare donne molto<br />

comuni; il che forse spiegava il fatto che nessun Borlsover era stato un genio, e che<br />

solo uno di loro era diventato pazzo. Tuttavia erano grandi campioni in piccole cause,

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