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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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dell’Appuntamento del Pescatore. Là scorsero un debole chiarore diffuso che essi<br />

salutarono come il primo barlume dell’alba; al che spinsero il cavallo a una buona<br />

andatura e cominciarono a correre allegramente in direzione della città.<br />

Durante la loro operazione i due si erano inzuppati fino alle ossa e, mentre il<br />

calesse sussultava fra i profondi solchi sulla strada, la cosa che se ne stava puntellata<br />

fra loro accennava a cadere ora contro l’uno, ora contro l’altro. A ogni ripetersi di<br />

quell’orrido contatto, ognuno respingeva la cosa in tutta fretta; e benché il processo<br />

fosse del tutto naturale, incominciò a logorare i nervi dei due compagni. Macfarlane<br />

fece una battuta di pessimo gusto a proposito della moglie del contadino, ma le parole<br />

risuonarono false sulle sue labbra e caddero nel silenzio. Nel frattempo, il loro<br />

orribile fardello continuava a piegarsi da un lato all’altro; ora la sua testa si posava,<br />

quasi in confidenza, sulla loro spalla, ora la tela inzuppata del sacco schiaffeggiava<br />

gelida il loro volto. Un brivido strisciante cominciò a farsi strada nell’animo di Fettes.<br />

Sbirciò di sottecchi l’involto, che gli parve più grande di prima. Per tutta la<br />

campagna, e da tutte le distanze, i cani delle fattorie accompagnavano il loro<br />

passaggio con tragici ululati, e Fettes divenne sempre più convinto che qualche<br />

incredibile miracolo si fosse compiuto, che qualche indicibile mutamento avesse<br />

colpito il corpo privo di vita, e che i cani stessero abbaiando proprio perché intimoriti<br />

dal loro fardello sacrilego.<br />

«Per amor di Dio» disse, compiendo un grande sforzo per riuscire a parlare. «Per<br />

amor di Dio, facciamo un po’ di luce!»<br />

Evidentemente Macfarlane doveva pensarla nello stesso modo. Infatti, benché non<br />

rispondesse al compagno, fermò il cavallo, passò le redini all’altro e scese, dandosi<br />

da fare per accendere la lampada rimasta. A quell’ora erano giunti solamente<br />

all’altezza del bivio che conduce a Auchendinny. La pioggia cadeva ancora come se<br />

dovesse annunciare un ritorno del diluvio, e non era cosa facile accendere un lume in<br />

un simile mondo di fradicia oscurità. Quando infine la tremolante fiammella azzurra<br />

fu trasferita allo stoppino e prese a espandersi, tutt’intorno al calesse si sparse un<br />

ampio cerchio di chiarore nebbioso che rese possibile ai due giovani di vedersi a<br />

vicenda e di vedere la cosa che stava con loro. La pioggia aveva modellato la rozza<br />

tela di sacco intorno al corpo che conteneva; la testa spaccava distinta dal torso, le<br />

spalle erano ben profilate; qualcosa di spettrale e al tempo stesso di umano inchiodò i<br />

loro sguardi sull’orribile compagno di quella loro corsa.<br />

Per qualche istante Macfarlane rimase immobile, tenendo alta la lampada. Un<br />

terrore senza nome avvolgeva, come un lenzuolo bagnato, quel corpo, e tendeva la<br />

pelle bianca sul viso di Fettes; una paura senza significato, l’orrore di ciò che non<br />

poteva essere, continuava a salirgli verso il cervello. Ancora un istante, e avrebbe<br />

parlato. Ma il compagno lo prevenne.<br />

«Quella non è una donna» disse Macfarlane con un filo di voce.<br />

«Era una donna quando l’abbiamo messa dentro» sussurrò Fettes.<br />

«Reggi la lampada» disse l’altro. «Voglio vederle il viso.»<br />

E dopo che Fettes ebbe presa la lampada, il suo compagno slacciò i legacci del<br />

sacco e scoprì la testa. La luce colpì molto chiaramente i tratti scuri e ben modellati, e<br />

le guance ben rasate, di quel viso fin troppo familiare, tante volte rivisto in sogno da<br />

entrambi i giovani. Un urlo selvaggio si levò nella notte; ognuno balzò dalla propria

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