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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«E perché non avrei dovuto?» si vantò Fettes. «Non erano affari miei. Da un lato<br />

non avrei guadagnato che dei fastidi, mentre dall’altro potevo contare sulla tua<br />

gratitudine, vero?» E si diede un colpetto sulla tasca, facendo tintinnare le monete<br />

d’oro.<br />

Macfarlane avvertì un fievole senso di allarme a quelle sgradevoli parole. Forse<br />

avrebbe rimpianto il successo delle sue lezioni sul giovane compagno, ma non ebbe il<br />

tempo di interferire perché l’altro continuò rumorosamente con le sue vanterie.<br />

«Quel che conta è non avere paura. Ora, detto fra noi, io non voglio penzolare...<br />

questo è scontato; ma per tutto il resto, Macfarlane, io ho sempre provato disprezzo<br />

fin dalla nascita. Inferno, Dio, Diavolo, giusto, sbagliato, peccato, delitto, e tutta<br />

quella vecchia serie di anticaglie... possono spaventare i bambini, ma gli uomini di<br />

mondo, come te e me, le disprezzano. Questo lo bevo alla memoria di Gray!»<br />

Ormai si stava facendo tardi. <strong>Il</strong> calessino, secondo gli ordini, fu portato davanti alla<br />

porta con entrambi i fanali accesi, e i due giovani pagarono il conto e si misero in<br />

strada. Annunciarono di essere diretti a Peebles, e quindi procedettero in quella<br />

direzione finché non furono lontani dalle ultime case del paese; poi, spenti i fanali,<br />

tornarono indietro e presero una deviazione per Glencorse. Non si udivano altri suoni<br />

tranne quello dei loro passaggio e l’incessante scroscio della pioggia. Era buio pesto;<br />

qua e là un portone bianco o una pietra chiara nel muro li guidava per pochi passi<br />

nella notte, ma praticamente avanzavano a passo d’uomo, quasi a tentoni, fra<br />

quell’oscurità risonante verso la loro isolata e solenne destinazione. Nei boschi<br />

infossati che attraversavano le vicinanze del cimitero il buio divenne poi assoluto, e<br />

fu necessario riaccendere uno dei fanali del calessino. Così, sotto gli alberi<br />

gocciolanti e circondati da enormi ombre in movimento, raggiunsero la scena delle<br />

loro sacrileghe fatiche.<br />

Erano entrambi esperti in simili imprese e gagliardi con il badile; stavano<br />

lavorando solo da una ventina di minuti quando furono ricompensati dal suono<br />

raschiante degli arnesi sul coperchio della bara. Nello stesso istante Macfarlane, che<br />

si era ferito a una mano con una pietra, la scagliò senza pensare dietro le sue spalle.<br />

La tomba, nella quale i due si trovavano ora fin quasi alle spalle, era vicina al bordo<br />

dello spiazzo del cimitero, e la lampada del calessino era stata appoggiata, per meglio<br />

illuminare le loro fatiche, a un albero che si trovava proprio sul ciglio della ripida<br />

discesa che conduceva al ruscello. <strong>Il</strong> caso guidò quella pietra con mira perfetta. Si udì<br />

un rumore di vetri infranti e il buio completo li avvolse; suoni di volta in volta sordi e<br />

risonanti annunciarono i rimbalzi della lampada giù per la discesa e le sue occasionali<br />

collisioni contro gli alberi. Un paio di altre pietre, che la lampada aveva smosso<br />

durante la sua caduta, le rotolarono dietro nelle profondità della piccola gola; poi il<br />

silenzio, come la notte, riprese il comando; ed essi potevano anche tendere al<br />

massimo le orecchie, ma non c’era altro da udire tranne la pioggia che, ora al passo<br />

con il vento, cadeva con forza costante su miglia di aperta campagna.<br />

I due erano talmente prossimi alla fine del loro aborrito lavoro che giudicarono più<br />

saggio completarlo al buio. La bara fu esumata e il coperchio infranto; il corpo fu<br />

infilato nel sacco gocciolante e trasportato da entrambi sul calessino; poi uno salì per<br />

tenerlo fermo e l’altro, prendendo il cavallo per il morso, si mosse a tentoni fra il<br />

muretto e i cespugli finché non raggiunsero la strada più ampia nei pressi

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