AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)
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una sola cosa è certa... parlando senza mezzi termini, tutti i nostri soggetti sono stati<br />
assassinati.»<br />
«Macfarlane!» gridò Fettes.<br />
«Piantala!» disse l’altro. «Come se non l’avessi sospettato a tua volta!»<br />
«Sospettare è una cosa...»<br />
«E provarlo è un’altra. Sì, lo so; e io sono dispiaciuto non meno di te che questa sia<br />
capitata qui» batté sul cadavere con il bastone. «Ora, la miglior cosa che io possa fare<br />
è non riconoscerla; e pertanto» aggiunse freddamente «non la riconosco. Tu puoi<br />
farlo, se lo vuoi. Non ho alcuna intenzione di imporre qualcosa, ma credo che un<br />
uomo di mondo si comporterebbe come me; senza contare, poi, che secondo me è<br />
proprio questo che K. si aspetterebbe da noi. La domanda è: perché ha scelto noi due<br />
come suoi assistenti? E io rispondo: perché non voleva due vecchie comari.»<br />
Questo era il tono che più di ogni altro poteva influenzare la mente di un giovane<br />
come Fettes. E così acconsentì a imitare Macfarlane. <strong>Il</strong> corpo della sfortunata ragazza<br />
fu regolarmente sezionato, e nessuno la riconobbe o mostrò di riconoscerla.<br />
Un pomeriggio, quando ormai il lavoro della giornata era finito, Fettes si trovò a<br />
passare davanti a una taverna dove scorse Macfarlane seduto con uno sconosciuto.<br />
Quest’ultimo era un ometto piccolo, molto pallido e con i capelli scuri, con occhi<br />
nero-carbone. <strong>Il</strong> taglio dei suoi lineamenti prometteva un’intelligenza e una<br />
raffinatezza che non si riscontravano certo nei suoi modi, poiché egli si rivelò, dopo<br />
che Fettes gli fu presentato, gretto e volgare, nonché stupido. Sembrava tuttavia<br />
esercitare un controllo notevole su Macfarlane; dava ordini come il Gran Pascià; si<br />
infiammava alla più piccola discussione e al minimo indugio, e faceva volgari<br />
commenti sulla servilità con cui era obbedito. Questo individuo davvero offensivo<br />
sembrò prendere in simpatia Fettes di primo acchito, gli offri parecchie volte da bere<br />
e lo onorò di insolite confidenze sulla sua carriera passata. Se solo una decima parte<br />
di quello che confessò fosse stata vera, egli sarebbe stato davvero un disgustoso<br />
briccone; ma la vanità del giovane fu sollecitata dalle attenzioni di un uomo così<br />
ricco di esperienze.<br />
«Io sono un furfante matricolato», disse fra l’altro lo sconosciuto «ma Macfarlane<br />
promette indubbiamente meglio... Toddy Macfarlane, come lo chiamo io. Avanti,<br />
Toddy, ordina un altro bicchiere per il tuo amico.» Oppure diceva: «Toddy, corri a<br />
chiudere la porta». «Toddy mi odia» disse ancora. «Oh, sì, Toddy, non negarlo!»<br />
«Non chiamarmi con quel dannato nomignolo» ruggì Macfarlane.<br />
«Sentilo! Hai mai visto quei ragazzi di strada che giocano con i coltelli? A lui<br />
piacerebbe farlo sul mio corpo» aggiunse lo sconosciuto.<br />
«Noi medici abbiamo un metodo migliore» disse Fettes. «Quando un nostro amico<br />
morto ci sta sullo stomaco, lo sezioniamo.»<br />
Macfarlane sollevò di scatto la testa, come se quella battuta gli giungesse nuova.<br />
<strong>Il</strong> pomeriggio passò. Gray – poiché questo era il nome dello sconosciuto – invitò<br />
Fettes a restare con loro per la cena, poi ordinò un festino talmente sontuoso che<br />
l’intera taverna ne rimase sconvolta; quando la cena ebbe fine, ordinò a Macfarlane di<br />
saldare il conto. Era ormai tardi quando si separarono, e Gray era incredibilmente<br />
ubriaco. Macfarlane, reso sobrio dalla furia che lo divorava, masticava amaro al<br />
ricordo del denaro che era stato costretto a sperperare e degli insulti che aveva dovuto