AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)
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George. Ognuno di noi, prima di separarci, aveva una propria teoria che si sentiva in<br />
dovere di raccontare, e nessuno aveva impegni più pressanti tranne quello di<br />
rintracciare il passato del nostro compagno assente e scoprire il segreto che lo univa<br />
al grande medico londinese. Non è una grande vanteria, ma ritengo di essermela<br />
cavata molto meglio dei miei compagni del George nello sviscerare l’intera storia; e<br />
forse ora non c’è nessun altro uomo vivente che possa narrarvi questa orribile e<br />
disumana vicenda.<br />
Da giovane, Fettes aveva studiato medicina nelle scuole di Edimburgo. Aveva un<br />
certo talento, quel talento che permette di afferrare velocemente quanto si ode e di<br />
snocciolarlo poi prontamente come opera propria. A casa lavorava poco, ma era<br />
educato, attento e intelligente in presenza dei suoi maestri. Questi lo notarono presto<br />
come un giovane che sapeva ascoltare con attenzione e ricordare con facilità; inoltre,<br />
per quanto la cosa mi sembrasse strana sulle prime, egli era a quei tempi favorito dal<br />
suo aspetto e anche apprezzato per quello. C’era, in quel periodo, un certo professore<br />
aggregato di anatomia, che indicherò qui con la lettera K. In seguito il suo nome<br />
divenne fin troppo noto. L’uomo che lo portava si aggirava furtivo e travestito per le<br />
vie di Edimburgo, mentre la folla che applaudiva all’esecuzione di Burke chiedeva a<br />
gran voce il sangue del suo mandante. Ma il signor K. era allora al culmine della sua<br />
carriera; godeva di una popolarità dovuta in parte al suo talento e alla sua abilità, e in<br />
parte all’incapacità del suo rivale diretto, il professore titolare della cattedra<br />
all’università. Gli studenti, comunque, giuravano sul suo nome e Fettes ritenne –<br />
come pure altri con lui – di aver posto le basi del proprio successo allorché si fu<br />
conquistato il favore di quest’uomo, la cui fama era destinata a essere simile a quella<br />
di una meteora. <strong>Il</strong> signor K. era comunque un bon vivant non meno che un esperto<br />
maestro, e sapeva apprezzare tanto una battuta maliziosa quanto una buona<br />
preparazione. Fettes aveva le qualità per eccellere in entrambi i casi . e ben presto fu<br />
notato dal professore, che già al secondo anno di frequenza gli conferì l’incarico<br />
quasi stabile di secondo assistente del suo corso.<br />
In questa qualità, la cura della sala anatomica e dell’aula per le lezioni ricadeva<br />
quasi interamente sulle sue spalle. Egli doveva rispondere della pulizia dei locali e<br />
della condotta degli altri studenti, e rientrava nei suoi doveri fornire, ricevere e<br />
suddividere i vari soggetti. Proprio in vista di quest’ultima – e all’epoca assai delicata<br />
– incombenza, era stato alloggiato dal signor K. dapprima nella stessa viuzza, e poi<br />
nello stesso edificio che ospitava le sale di dissezione. Appunto qui, dopo una notte di<br />
piaceri turbolenti, con le mani ancora tremanti e la vista annebbiata e confusa, veniva<br />
sbalzato dal letto nelle ore più buie che precedevano l’alba invernale ad opera di quei<br />
contrabbandieri sudici e disperati che lo rifornivano. Apriva la porta a quegli uomini<br />
già infami in tutto il paese, aiutandoli a trasportare il loro tragico fardello e pagando<br />
loro il sordido prezzo; poi, quando se n’erano andati, restava solo con quelle ostili<br />
reliquie umane. Avrebbe infine lasciato quella scena per cercare di rubacchiare alla<br />
notte un altro paio d’ore di sonno, allo scopo di porre rimedio agli eccessi notturni e<br />
rinfrancarsi in vista di una giornata di lavoro.<br />
Pochi giovani avrebbero potuto rivelarsi più insensibili di Fettes dinanzi alle<br />
impressioni di un’esistenza trascorsa in quel modo, in contatto costante con le<br />
insegne della mortalità. La sua mente era sbarrata a qualsiasi considerazione generale.