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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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La iena<br />

di Robert Louis Stevenson<br />

Titolo italiano: <strong>Il</strong> ladro di cadaveri (o <strong>Il</strong> dissotterratore)<br />

Titolo originale: The Body Snatcher (1884)<br />

da cui il film: THE BODY SNATCHER (USA, 1945), RKO Radio<br />

Regia: Robert Wise<br />

Interpreti: Boris Karloff, Henry Daniell, Bela Lugosi<br />

Lungo tutto l’arco della guerra l’industria dell’orrore continuò a prosperare a<br />

Hollywood, e gli attori che non erano stati richiamati alle armi si trovarono a<br />

gironzolare per cimiteri invece che per trincee e a sfidare mostri invece delle potenze<br />

dell’Asse.<br />

In una delle pause fra due rifacimenti dell’immortale <strong>Il</strong> dottor Jekyll e mister Hide<br />

– senza dubbio il romanzo più spesso trasportato sullo schermo – si decise di fare<br />

ricorso nuovamente al suo autore, il grande scrittore inglese Robert Louis Stevenson<br />

che, dopo Edgar <strong>Al</strong>lan Poe, è certamente l’autore più sfruttato nel campo dell’orrore.<br />

Per l’occasione fu scelto un racconto ambientato fra i ladri di cadaveri di Edimburgo<br />

nel diciannovesimo secolo, appunto <strong>Il</strong> ladro di cadaveri.<br />

<strong>Il</strong> film riunì due autentiche stelle nell’olimpo dei mostri, Boris Karloff e Bela<br />

Lugosi, che si prodigarono in una magistrale interpretazione. <strong>Il</strong> realismo delle<br />

ambientazioni e dei costumi deve molto al talento pignolo ed esigente del produttore,<br />

Val Lewton, e del regista, Robert Wise. <strong>Il</strong> film si conservò fedele alla trama del<br />

racconto (imperniata sul commercio dei cadaveri dissotterrati) e incontrò un meritato<br />

successo sia fra il pubblico in uniforme sia fra quello, successivo, in abiti borghesi.<br />

Visto oggi, non risulta aver perso quasi nulla del suo impatto iniziale.<br />

Tutte le sere dell’anno, noi quattro ce ne stavamo seduti nella saletta del George a<br />

Debenham; l’imprenditore di pompe funebri, l’albergatore, Fettes, e io. A volte<br />

c’erano anche altri ma, che il tempo fosse bello o brutto, che ci fosse pioggia, neve o<br />

gelo, noi quattro eravamo sempre là, ognuno nella sua poltrona preferita. Fettes era<br />

un vecchio scozzese ubriacone, ma era ovvio che doveva aver ricevuto una discreta<br />

istruzione e disporre anche allora di mezzi propri, poiché viveva senza fare nulla. Era<br />

giunto a Debenham anni prima, quando era ancora giovane, e continuando a vivere<br />

laggiù aveva finito con l’essere ritenuto un cittadino d’adozione. <strong>Il</strong> suo mantello di<br />

lana di cammello tinta di azzurro era un’antichità del luogo, un po’ come la guglia del<br />

campanile della chiesa. <strong>Il</strong> suo posto nella saletta del George, la sua assenza dalla<br />

chiesa, i suoi deprecabili vizi – antichi e dettati dall’intemperanza – erano tutte cose<br />

ben note a Debenham. Doveva nutrire qualche vaga opinione radicale e alcune

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