AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

E d’improvviso la fiamma si tinse d’azzurro e la porta si spalancò lasciando entrare
dodici uomini, l’uno dopo l’altro.
Se già fin da prima Jabez Stone era in preda a una folle paura, ora il più cupo
terrore s’impossessò di lui. Fra quegli uomini c’era Walter Butler, il lealista, che al
tempo della rivoluzione aveva sparso fuoco e orrore per tutta la Mohawk Valley; e
c’era anche Simon Girty, il rinnegato, che aveva visto uomini bianchi come lui legati
al palo e bruciati vivi, e si era unito agli indiani nelle loro grida di giubilo forsennato.
I suoi occhi erano verdi, come quelli di una lince, e le macchie che coprivano il suo
giaccone da caccia non erano certo di sangue di cervo. Faceva parte di quella schiera
anche il capo indiano Re Filippo, crudele e superbo come già era stato in vita, con il
vasto squarcio nella testa che ne aveva causato la morte, e anche il perverso
governatore Dale che frantumava le ossa agli uomini sopra la ruota. E c’era Morton
di Merry Mount che tanto imperversò nella colonia di Plymouth con quella sua faccia
dai tratti piacevoli ma licenziosi e con il suo assoluto disprezzo per ogni sentimento
religioso. E c’era anche Teach, il pirata sanguinario, con la barba nera e ricciuta che
gli ricadeva sul petto, e pure il reverendo John Smeet, con le mani da strangolatore e
l’abito talare calvinista, che procedeva con la stessa aria raffinata con cui si era
avviato al capestro. Intorno al suo collo spiccava ancora il segno rosso del cappio, ma
in una mano reggeva con grazia un fazzoletto profumato. Uno dopo l’altro entrarono
nella stanza con le fiamme dell’inferno ancora addosso, e il forestiero man mano ne
elencava i nomi e le imprese, finché anche il dodicesimo non Venne presentato.
Aveva detto il vero quel forestiero... ognuno di quegli individui aveva avuto una parte
nella storia americana.
«Vi va bene questa giuria, signor Webster?» gli chiese poi con tono beffardo
quando tutti si furono sistemati.
La fronte di Daniel Webster era lucida di sudore, ma la sua voce suonò ferma e
chiara.
«Benissimo» rispose. «Anche se mi sembra di notare la mancanza del generale
Arnold.»
«Benedict Arnold è occupato in altre faccende» replicò il forestiero con sguardo
torvo. «Ah, avete chiesto anche un giudice, se ricordo bene.»
Ancora una volta puntò il dito verso la porta, e un uomo alto, con scuri abiti da
puritano e lo sguardo acceso di fanatismo, entrò con passo rigido e maestoso nella
stanza e andò a prendere il suo posto come giudice.
«Il giudice Hathorne è un giurista di provata esperienza» lo presentò il forestiero.
«Ha presieduto a certi processi di stregoneria che si sono svolti a Salem. Altri come
lui, in seguito si sono pentiti di quanto hanno fatto, ma lui no.»
«Pentirmi di un’impresa così nobile e meravigliosa?» intervenne l’anziano e
austero giudice. «Mi rifiuto... impiccateli, impiccateli tutti!» E poi si mise a
brontolare fra sé in un modo che raggelò l’anima di Jabez Stone.
Il processo ebbe inizio e, come c’era da aspettarsi, non si mise molto bene per la
difesa. Senza contare che la testimonianza di Jabez Stone non servì affatto a
migliorare tale sfavorevole posizione. Quando infatti venne chiamato a testimoniare,
dopo una sola occhiata a Simon Girty, subito prese a urlare e fu necessario
riaccompagnarlo nel suo angolo, in preda a una specie di deliquio.