AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

letterale della legge. Daniel Webster era certamente un grande avvocato, ma tutti
sanno chi è il Re degli Avvocati, come dice anche la Bibbia, e sembrava proprio che
Daniel Webster trovasse per la prima volta nella sua carriera un avversario che gli
dava filo da torcere.
Poi, quando già il dibattito proseguiva da un pezzo, il forestiero uscì in un leggero
sbadiglio. «Tanti ardenti sforzi a favore del vostro cliente, signor Webster», riprese
poi «non vi fanno che onore; ma, se non avete altri argomenti da addurre, vorrei farvi
presente che sono molto occupato...» e Jabez Stone rabbrividì.
La fronte di Daniel Webster si rabbuiò come una nube temporalesca.
«Occupato o meno, non avrete quest’uomo!» tuonò infine. «Il signor Stone è un
cittadino americano, e nessun cittadino americano può essere costretto contro la sua
propria volontà ad arruolarsi per un principe straniero. Proprio per questo diritto
abbiamo combattuto contro l’Inghilterra nel ’12 e siamo pronti a farlo ancora, sia
pure vi fosse l’intero inferno da combattere!»
«Straniero?» replicò l’altro. «E chi dice che io sono uno straniero?»
«Per la verità, non ho mai sentito che il diav... che voi abbiate chiesto la
cittadinanza americana» gli replicò Daniel Webster in tono sorpreso.
«E chi più di me ne avrebbe diritto?» chiese il forestiero con uno dei suoi terribili
sorrisi. «Quando è stato fatto il primo torto al primo indiano, io ero là. Quando la
prima nave negriera alzò le vele verso il Congo, io ero sul suo ponte. E non si parla di
me nei vostri libri, nei vostri racconti e anche nelle vostre professioni di fede, e
questo a partire dai vostri primi stanziamenti su questa terra? E non continuate a
parlare di me in ogni chiesa del New England? La verità è che il Nord pretende che io
sia un sudista, mentre il Sud mi considera un nordista, ma non sono né l’uno né
l’altro. Sono semplicemente un autentico americano come lo siete voi, anzi posso
vantare natali migliori perché, per dire la verità, signor Webster, anche se non mi
piace affatto darmi delle arie, il mio nome è conosciuto in questo paese da più tempo
dei vostri.»
«Aha!» esclamò allora Daniel Webster mentre le vene della fronte gli si andavano
ingrossando. «In questo caso mi appello alla Costituzione! Chiedo un processo per il
mio cliente!»
«Mi sembra una causa del tutto inadatta a una corte normale» replicò l’altro con gli
occhi che mandavano guizzi. «E inoltre, l’ora mi sembra un po’ tarda...»
«Lascio a voi la scelta della corte, purché sia composta da un giudice americano e
da una giuria ugualmente americana!» disse Daniel Webster gonfio d’orgoglio.
«Morti o vivi che siano, mi atterrò alla loro deliberazione!»
«Lo avete voluto voi» disse infine il forestiero, e puntò un dito verso la porta. E
subito dopo, all’improvvisa, si levò un forte vento e si udì un rumore di passi. Era
uno scalpiccio chiaro e distinto che attraversava la notte, e non erano certo passi di
uomini vivi.
«In nome di Dio, chi sta arrivando così tardi?» gridò Jabez Stone in preda alla
paura.
«La giuria che ha chiesto il signor Webster» rispose il forestiero, sorseggiando la
sua bevanda bollente. «Spero vorrete scusare l’aspetto forse un po’ trascurato di
qualcuno di loro, ma hanno fatto un lungo viaggio.»