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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«A dire il vero non mi occupo di ipoteche ormai da molto tempo, anzi solitamente<br />

non difendo più cause se non davanti alla Corte Suprema» gli rispose Daniel. «Ma se<br />

posso, cercherò di aiutarvi.»<br />

«<strong>Al</strong>lora, per la prima volta in dieci anni, posso ancora nutrire una speranza»<br />

cominciò Jabez Stone prima di addentrarsi nei particolari del suo caso.<br />

Daniel camminò su e giù per la stanza mentre lo ascoltava parlare, le mani dietro la<br />

schiena, e solo di tanto in tanto interrompeva per porre una domanda. I suoi occhi, a<br />

tratti, si concentravano sul pavimento, quasi volessero perforarlo come succhielli.<br />

Quando Jabez Stone ebbe concluso il suo racconto, Daniel gonfiò le guance ed emise<br />

un soffio. Poi si girò verso Jabez Stone e un sorriso apparve sul suo volto simile al<br />

sole quando spunta su Monadnock.<br />

«Vi siete proprio cacciato in un bel pasticcio, amico Stone, e con un osso duro da<br />

rodere come il diavolo», gli disse infine «ma accetterò il vostro caso.»<br />

«Lo accettate?» chiese Jabez Stone, che stentava a crederlo.<br />

«Certamente» gli confermò Daniel Webster. «Ho almeno una settantina di altre<br />

cose da fare, senza contare che devo ancora dare una sistemata al Compromesso col<br />

Missouri, ma accetto ugualmente la vostra causa. Perché se due del New Hampshire<br />

non fossero in grado di competere col diavolo, allora tanto varrebbe che gli indiani si<br />

riprendessero le nostre terre.»<br />

Poi, per meglio siglare il loro accordo, si strinsero la mano, e Daniel Webster<br />

chiese: «Vi siete precipitato qui come un fulmine, vero?».<br />

«Be’, devo ammettere che è andata proprio così» confermò Jabez Stone.<br />

«E ora tornerete a casa ancor più in fretta» disse Daniel Webster, e fece attaccare<br />

alla carrozza <strong>Con</strong>stitution e Costellation, una coppia di cavalli grigi con una sola<br />

zampa anteriore bianca che correvano come un fulmine.<br />

È inutile che mi metta a descrivere con quanta gioia ed eccitazione l’intera<br />

famiglia Stone accolse la venuta di un ospite tanto importante come Daniel Webster,<br />

quando i due uomini giunsero finalmente alla dimora di Jabez. Quest’ultimo poi<br />

aveva persino perduto il suo cappello durante la corsa, strappatogli via di testa dal<br />

vento, ma ciò non aveva la benché minima importanza per lui. Dopo cena egli mandò<br />

a letto tutti i familiari, dicendo che doveva discutere d’affari col signor Webster. La<br />

signora Stone insistette perché si accomodassero allora nell’adiacente salotto, ma<br />

Daniel Webster, che conosceva bene come fossero i cosiddetti salotti buoni, disse di<br />

preferire la cucina. E così rimasero seduti là, con una brocca sul tavolo in mezzo a<br />

loro e un piacevole fuoco che ardeva nel camino ad aspettare che arrivasse il<br />

forestiero... quel forestiero che si sapeva sarebbe comparso al tocco della mezzanotte,<br />

come specificato nelle clausole.<br />

Certamente non sarebbero stati molti gli uomini disposti a chiedere una compagnia<br />

migliore di quella offerta da Daniel Webster e da un buon bicchiere, ma Jabez Stone<br />

si faceva sempre più triste e abbattuto a ogni ticchettio dell’orologio. <strong>Con</strong>tinuava a<br />

lanciare occhiate all’intorno, e se anche di tanto in tanto assaggiava il contenuto del<br />

suo boccale, pure mostrava di non gradirlo affatto. Quando poi rintoccarono le undici<br />

e mezza, egli non seppe più trattenersi, si protese sopra il tavolo e afferrò Daniel<br />

Webster per un braccio.

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