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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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sembrava offrire un rifugio. La profonda arcata della porta dorica del sepolcro. Là,<br />

chinandomi contro lo stesso portale di bronzo, trovai un relativo riparo dalla sferza<br />

della grandine, che ora si abbatteva su di me solo rimbalzando contro il terreno e le<br />

fiancate del marmo.<br />

Mentre mi appoggiavo contro la porta, questa si mosse lentamente, aprendosi verso<br />

l’interno. Perfino il riparo di una tomba era benvenuto in una tempesta tanto<br />

impietosa, e stavo già per entrare quando il chiarore di un fulmine ramificato illuminò<br />

l’intera volta del cielo. In quell’istante, come è vero che sono vivo, vidi, mentre i miei<br />

occhi erano rivolti verso l’oscurità dell’interno della tomba, una bellissima donna<br />

dalle guance tonde e le labbra rosse, che sembrava dormire su un catafalco. Mentre<br />

sopra di me esplodeva il tuono, fui afferrato come da una mano gigantesca e<br />

scaraventato fuori nella tempesta. <strong>Il</strong> tutto fu così improvviso che prima che potessi<br />

rendermi conto della sorpresa, morale e fisica, mi trovai ad essere gettato a terra dalla<br />

forza della grandine. Nello stesso tempo provai la sensazione sinistra e incombente di<br />

non essere solo. Guardai verso la tomba. Proprio in quel momento ci fu un altro<br />

lampo accecante che parve abbattersi sull’asta di ferro che sormontava la tomba e<br />

riversarsi attraverso quella fino a terra, bruciando e frantumando il marmo come in<br />

una vampata di fuoco. La donna morta sussultò come in un attimo di agonia, mentre<br />

veniva avvolta dalle fiamme e il suo intenso grido di dolore fu soffocato dal fragore<br />

del tuono. L’ultima cosa che udii fu quel fondersi di suoni terrificanti, perché di<br />

nuovo fui afferrato dalla morsa gigantesca e trascinato via, mentre la grandine si<br />

abbatteva su di me e l’aria attorno sembrava riverberare dell’ululato dei lupi.<br />

L’ultima visione che ricordai fu una massa bianca, vaga, in movimento; come se tutte<br />

le tombe avessero lasciato uscire i fantasmi dei loro morti avvolti nei sudari e questi<br />

si stessero stringendo su di me nella bianca nebulosità della grandine scrosciante.<br />

Dapprima arrivò per gradi una specie di vago principio di coscienza, poi provai<br />

una terribile sensazione di stanchezza. Per qualche tempo non ricordai nulla, ma<br />

lentamente i miei sensi si ripresero. Mi sembrava di avere i piedi completamente<br />

torturati dal dolore, tuttavia non riuscivo a muoverli. Parevano addormentati. Provavo<br />

un senso di gelo dietro il collo e lungo la spina dorsale; e le orecchie, come i piedi,<br />

erano morte, anche se tormentate dal dolore; ma sentivo in petto una sensazione di<br />

calore che, al confronto, era deliziosa. Era simile a un incubo – un incubo fisico, se si<br />

può usare questa espressione – perché un peso gravoso sul petto mi rendeva difficile<br />

respirare.<br />

Questo periodo di semiletargo sembrò protrarsi per lungo tempo e quando finì mi<br />

dovetti addormentare, oppure svenni. Poi mi assalì una specie di nausea, simile ai<br />

primi stadi del mal di mare, e un desiderio selvaggio di essere libero da qualcosa...<br />

non sapevo cosa. Ero circondato da una grande calma, come se il mondo fosse morto<br />

o addormentato... rotta solo dall’ansimare profondo di qualche animale che mi stava<br />

vicino. Sentii un raspare caldo sulla gola; poi venne la consapevolezza dell’orrenda<br />

verità, che mi congelò fino al cuore e mi fece affluire il sangue al cervello con grande<br />

impeto. Un enorme animale era sdraiato su di me e mi stava leccando il collo. Avevo<br />

paura di muovermi, perché un istinto di prudenza mi ordinava di rimanere impietrito;<br />

ma il mostro parve accorgersi che in me era cambiato qualcosa, perché sollevò la

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