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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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istante esitai. Ma avevo deciso che avrei visitato il villaggio deserto e così proseguii,<br />

giungendo poco dopo a un ampio spiazzo di aperta campagna, circondato da colline<br />

su ogni lato. I fianchi di queste ultime erano coperti di alberi che si estendevano fino<br />

al piano, punteggiando in gruppetti i declivi più gentili e le conche che apparivano<br />

qua e là. Seguii con gli occhi la tortuosità della strada e vidi che si incurvava nei<br />

pressi di una delle più dense di quelle macchie e si perdeva dietro di essa.<br />

Mentre stavo guardando, l’aria mi portò un brivido improvviso e cominciò a<br />

nevicare. Pensai ai molti chilometri e chilometri di territorio desolato che avevo<br />

percorso e mi affrettai a cercare riparo nel bosco che avevo di fronte. <strong>Il</strong> cielo si faceva<br />

sempre più scuro e la neve cadeva più densa e fitta, finché la terra attorno a me<br />

divenne un tappeto bianco scintillante, di cui l’altra estremità si perdeva nella<br />

lontananza nebbiosa. La strada era adesso appena accennata e nei tratti pianeggianti i<br />

suoi confini non erano così netti come quando passava tra le rocce, e dopo un poco<br />

mi resi conto che dovevo essermi allontanato dal suo tracciato, perché non sentivo<br />

più sotto le scarpe la superficie dura e i miei piedi affondavano più profondamente<br />

nell’erba e nel muschio. Poi il vento sì fece più forte e cominciò a soffiare sempre<br />

più, tanto che fui costretto a mettermi a correre per non cadere. L’aria diventò gelida,<br />

e nonostante il mio allenamento cominciai a soffrire. Ora la neve cadeva così fitta e<br />

mi mulinava attorno in vortici così rapidi che non riuscivo quasi a tenere gli occhi<br />

aperti. Di tanto in tanto il cielo era squarciato da fulmini abbaglianti, e nel chiarore<br />

potevo vedere davanti a me un’enorme massa di alberi; per lo più tassi e cipressi, tutti<br />

abbondantemente coperti di neve.<br />

Ben presto fui al riparo tra gli alberi e là, in relativo silenzio, potei sentire l’impeto<br />

del vento alto sopra di me. Poco dopo l’oscurità della bufera si fuse con il nero della<br />

notte. In breve il temporale parve volgere al termine; con solo qualche raffica<br />

violenta e sbuffi. In quei momenti il verso sinistro del lupo sembrava provocare l’eco<br />

di molti altri versi simili tutt’attorno a me.<br />

Di tanto in tanto dalla massa scura delle nuvole alla deriva filtrava uno sparuto<br />

raggio di luna che illuminava la distesa, mostrandomi che mi trovavo ai bordi di una<br />

fitta macchia di alberi di tasso e cipresso. Quando la neve ebbe cessato di cadere,<br />

uscii dal mio riparo e cominciai a guardarmi attorno con più attenzione. Mi sembrava<br />

logico che tra le vecchie mura delle case che avevo superato dovesse esserci ancora<br />

qualche costruzione che, sebbene crollata, potesse offrirmi riparo almeno per un po’.<br />

Mentre costeggiavo il margine del sottobosco scoprii che era circondato da un<br />

muretto basso e, seguendo quello, poco dopo incontrai un’apertura. Qui i cipressi<br />

formavano un vialetto che conduceva alla sagoma squadrata di un qualche edificio.<br />

Tuttavia, non appena scorsi quell’immagine, le nuvole oscurarono la luna e il sentiero<br />

si confuse nel buio. <strong>Il</strong> vento doveva essere più freddo, ora, perché mentre camminavo<br />

ero colto da brividi, ma continuai ugualmente a procedere alla cieca nella speranza di<br />

un riparo.<br />

Mi fermai, perché si era fatto improvvisamente silenzio. La bufera era finita e,<br />

forse in sintonia con la calma della natura, anche il mio cuore aveva cessato di<br />

battere. Ma tutto durò solo qualche istante, perché all’improvviso il chiarore della<br />

luna squarciò le nuvole mostrandomi che mi trovavo in un cimitero e che la sagoma<br />

squadrata di fronte a me era una grossa tomba di marmo, bianca come la neve che la

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