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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«Assicuratevi, signor Economo, che non si tratti di qualche frivolo giullare, un<br />

cantore di canzoni vane, un buffone. Non desidero che queste sale tranquille vengano<br />

disturbate da musica giocosa e profana. Dio non voglia.» E si fece il segno della<br />

croce.<br />

«Reverenda Madre, ne risponderò personalmente.»<br />

L’Economo scese con un inchino dal palchetto in mezzo alla sala, con le chiavi<br />

tintinnanti che gli pendevano dalla cintura. Un brusio si levò dalle sorelle e salì fino<br />

alle travi di quercia del tetto, come un ronzare d’api. La Badessa recitò il suo rosario.<br />

La porta della sala si aprì e il pellegrino entrò. Dio sa che uomo distinto era; io non<br />

so dirvelo. Certamente era magro e snello come un gatto, con gli occhi che gli<br />

danzavano in viso come quelli del diavolo in persona, ma con le guance e le mascelle<br />

asciutte come quelle di un eremita che vivesse di radici e acqua di fosso. Le sue<br />

gambe strette da calzoni gialli si muovevano come la canzone di un gioco di maggio,<br />

ed egli avvitava e contorceva il corpo, avvolto da un giubbotto scarlatto,<br />

perfettamente a tempo con quelle. Nella mano sinistra reggeva una cetra che<br />

pizzicava con la destra, cavandone un suono affascinante che titillava la schiena di<br />

chiunque l’ascoltasse e stuzzicava ogni nervo delicato del corpo. Una simile musica<br />

avrebbe solleticato le costole persino alla Morte in persona. Davvero uno strano tipo<br />

di pellegrino; ma perché, appena lo videro, tutte le giovani suore ridacchiarono e le<br />

vecchie sorelle sorrisero fino a scoprire le loro gengive rosse, è difficile a dirsi.<br />

Persino la Madre Superiora sul palchetto sorrise, sebbene un attimo più tardi si<br />

sforzasse di aggrottare la fronte.<br />

<strong>Il</strong> pellegrino salì con leggerezza sul palchetto, mentre il demonio infernale che<br />

aveva nelle gambe ricordava alle suore i giochi che la gente del villaggio conduceva<br />

per tutta la notte sul sagrato della chiesa la vigilia di San Giovanni.<br />

«Graziosa Madre», disse ad alta voce, inchinandosi profondamente e con bella<br />

maniera, «permettete a un povero pellegrino in viaggio verso la confessione e la<br />

penitenza alle spoglie di Sant’<strong>Al</strong>bano di ricevere cibo nella vostra sala e di riposare<br />

con i guardiani dei porci durante la notte, e lasciate che per questo vi ricompensi<br />

indegnamente con alcuni canti sacri che la vostra pia fondatrice non avrebbe<br />

disdegnato di ascoltare.»<br />

«Giovane», rispose la Badessa «sono contenta di udire che Dio ha mosso il tuo<br />

cuore verso opere di devozione spingendoti ad andare in pellegrinaggio, e mi auguro<br />

davvero che possa giovare alla salvezza della tua anima e alleviamento delle tue<br />

pene. Acconsento volentieri che tu ti rifocilli di carne e riposi in questo luogo sacro.»<br />

«Reverenda Madre, vi ringrazio di cuore, ma come misero segno di gratitudine per<br />

un favore tanto grande, lasciatemi, vi prego, cantare una o due delle mie canzoni<br />

religiose, per l’elevazione dei cuori di queste reverende sorelle.»<br />

Un altro brusio, più forte di prima, dai banchi della sala. Una o due delle suore più<br />

giovani batterono le loro mani bianche e grassocce, gridando: «Oh!». La Madre<br />

Badessa alzò la mano, chiedendo silenzio.<br />

«Sarei davvero contenta di udire qualche dolce canzone religiosa, e penso che<br />

servirà all’elevazione dei cuori di queste sorelle. Ma, giovane, bada di non cantare<br />

alcuna strofa leggiadra di vana immaginazione, come quelle che i ribaldi usano lungo<br />

le strade, come pure gli sfaccendati e i frequentatori di taverne. Le ho udite in

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