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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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paura, Johann... avete paura. Andatevene a casa, io tornerò da solo; una passeggiata<br />

mi farà bene». La porta della carrozza era aperta. Presi dal sedile il bastone da<br />

passeggio di quercia – che porto sempre con me durante le mie escursioni – e richiusi<br />

la porta, facendo segno in direzione di Monaco e dicendo: «Tornate a casa, Johann...<br />

la notte di Valpurga non ha nulla a che fare con noi inglesi».<br />

Ora i cavalli erano più recalcitranti che mai e Johann faticava a trattenerli mentre<br />

mi implorava sconvolto di non fare nulla di così sciocco. Commiserai quel poveretto,<br />

così fermamente convinto di quanto affermava; ma nello stesso tempo non potei fare<br />

a meno di ridere. Ora non parlava più neppure nella mia lingua, dal momento che la<br />

paura gli aveva fatto dimenticare che quello era l’unico modo di comunicare con me,<br />

e continuava a blaterare in tedesco. Cominciai a essere un po’ infastidito. Dopo<br />

avergli indicato la direzione con fermezza – «A casa!» – mi girai per incamminarmi<br />

lungo la strada laterale che conduceva all’interno della valletta.<br />

<strong>Con</strong> un gesto disperato Johann voltò i cavalli in direzione di Monaco. Io mi<br />

appoggiai al bastone e lo seguii con lo sguardo. Si allontanò lentamente lungo la<br />

strada per un breve tratto, poi dalla sommità della salita comparve un uomo alto e<br />

allampanato. Da lontano non potei vedere di più. Quando fu vicino ai cavalli, questi<br />

presero a saltare e scalciare, poi a nitrire terrorizzati. Johann non riuscì a trattenerli e<br />

gli animali se la diedero a gambe lungo la strada, correndo all’impazzata. Li guardai<br />

finché scomparvero, poi cercai lo sconosciuto con lo sguardo, ma mi accorsi che<br />

anche lui si era dileguato.<br />

<strong>Con</strong> il cuore alleggerito svoltai lungo la stradina laterale che si addentrava nel<br />

profondo della valle verso la quale Johann aveva trovato tante obiezioni. Non c’era la<br />

minima ragione, per quanto io ne sapevo, che giustificasse quelle obiezioni, e credo<br />

che camminai per un buon paio d’ore senza pensare al tempo o alla distanza, e<br />

certamente senza incontrare una persona o una casa. Quel posto era quanto di più<br />

desolato esistesse. Ma non me ne resi conto finché svoltando in una curva della strada<br />

non incontrai alcuni alberi sparsi; solo allora mi accorsi che ero stato inconsciamente<br />

colpito dalla desolazione della regione che avevo attraversato.<br />

Mi misi a sedere per riposarmi e cominciai a guardarmi attorno. Notai che faceva<br />

considerevolmente più freddo che non all’inizio della mia passeggiata... Una specie<br />

di rumore simile a un sospiro pareva sovrastarmi di tanto in tanto, alto sopra di me,<br />

qualcosa di simile a un ruggito soffocato. Guardando verso il cielo vidi che nuvole<br />

grosse e fitte stavano spostandosi velocemente da nord a sud, a grande altezza. In<br />

alcuni strati elevati dell’aria c’erano segni di un temporale incombente. Sentii un po’<br />

di freddo e, pensando che dipendesse dall’essermi seduto dopo la camminata, ripresi<br />

la mia passeggiata.<br />

<strong>Il</strong> territorio che percorrevo ora era molto più pittoresco. Non c’erano oggetti<br />

sensazionali che l’occhio potesse individuare, ma tutto lo scenario possedeva un<br />

fascino incantevole. Non mi preoccupavo molto del tempo e fu solo quando mi resi<br />

conto che il crepuscolo mi aveva già avvolto nelle sue ombre che cominciai a pensare<br />

alla strada di casa. La luce del giorno era scomparsa. L’aria era fredda e la fuga delle<br />

nuvole alte nel cielo era maggiormente visibile. Erano accompagnate da una specie di<br />

suono forzato e lontano, nel quale sembrava fondersi a intervalli regolari quel grido<br />

misterioso che il conducente della carrozza aveva detto essere di un lupo. Per un

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