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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«Ve la siete cavata in modo egregio, Rainsford» gridò la voce del generale. «La<br />

vostra trappola birmana per tigri si è aggiudicata uno dei miei cani migliori. Un altro<br />

punto a vostro favore. Credo proprio, signor Rainsford, che ora vedrò come saprete<br />

cavarvela contro tutto il mio branco. Adesso me ne torno a casa a riposarmi. Grazie<br />

per la piacevole serata.<br />

<strong>Al</strong>l’alba Rainsford, che se ne stava sdraiato nei paraggi della palude, fu svegliato<br />

da un suono che gli fece capire come gli restassero ancora diverse cose da imparare in<br />

fatto di paura. Era il latrato di un branco di cani. Per un istante rimase immobile,<br />

intento a riflettere. Poi gli balenò un’idea che aveva qualche pazzesca possibilità di<br />

riuscita, e dopo essersi stretto la cintura dei pantaloni si allontanò dalla palude.<br />

<strong>Il</strong> latrato si faceva più vicino, sempre più vicino. Su un’altura, Rainsford si<br />

arrampicò su un albero. Lungo un corso d’acqua, a neppure mezzo chilometro da lui,<br />

sì scorgevano dei movimenti fra la vegetazione. Aguzzando gli occhi, notò l’alta e<br />

magra figura del generale Zaroff, e proprio davanti a lui un’altra figura le cui ampie<br />

spalle spiccavano fra le alte erbacce della giungla: era il gigantesco Ivan, che teneva<br />

al guinzaglio l’intera muta.<br />

Gli sarebbero piombati addosso da un momento all’altro. La mente di Rainsford<br />

incominciò a lavorare freneticamente. Pensò a un trucco indigeno che aveva imparato<br />

in Uganda. Si lasciò scivolare lungo il tronco. Trovò un giovane arboscello flessibile<br />

e ad esso legò il suo coltello da caccia, con la lama rivolta verso la pista; poi, con<br />

alcuni frammenti di liane, piegò all’indietro l’arboscello. Infine si mise a correre<br />

verso la salvezza. Non appena i cani ritrovarono la pista recente, i loro latrati<br />

aumentarono di intensità.<br />

Dovette fermarsi per riprendere fiato. L’abbaiare dei cani si interruppe<br />

bruscamente, e così pure il battito del cuore di Rainsford. Dovevano aver raggiunto il<br />

coltello.<br />

Rainsford si inerpicò nervosamente su un albero e si guardò indietro, ma la<br />

speranza nella sua mente si smorzò non appena scorse nella piccola valle alle sue<br />

spalle il generale Zaroff ancora in piedi. Ma Ivan non spiccava più fra la vegetazione.<br />

<strong>Il</strong> coltello, spinto dall’arbusto flessibile ed elastico, non aveva mancato<br />

completamente il bersaglio.<br />

Rainsford si era appena lasciato scivolare giù dall’albero che il branco ricominciò a<br />

latrare.<br />

“Stai calmo, calmo, calmo!” ansimò fra sé mentre riprendeva la sua fuga. Fra gli<br />

alberi che gli stavano davanti comparve un varco azzurro. Rainsford si costrinse a<br />

correre verso quel varco. Era la riva del mare. <strong>Al</strong> di là di una piccola insenatura<br />

scorse le tristi pietre grigie del castello di Zaroff. Sei metri più in basso il mare<br />

ruggiva e sibilava. Rainsford esitò. Poi udì i cani, e si tuffò verso il mare...<br />

<strong>Il</strong> generale raggiunse con il suo branco di cani la scogliera e per alcuni minuti restò<br />

a osservare la distesa verde-azzurra. Scosse infine le spalle e si mise seduto, bevendo<br />

un sorso di brandy da una fiaschetta d’argento e canticchiando un motivo della<br />

Madama Butterfly.

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