AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)
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gli infuse nuova fiducia e quasi una sensazione dl sicurezza. Anche un cacciatore<br />
esperto come il generale Zaroff non avrebbe potuto scoprirlo lassù, andava<br />
ripetendosi. Soltanto un demonio sarebbe riuscito a seguire la sua intricatissima pista<br />
nell’oscurità di quella giungla.<br />
Quando già il mattino si annunciava striando il cielo di fosche sfumature grigiastre,<br />
il grido di un uccello spaventato attirò l’attenzione di Rainsford. Qualcosa si stava<br />
avvicinando seguendo lo stesso intricato cammino percorso da Rainsford. Questi si<br />
appiattì contro il ramo su cui giaceva, cercando di spiare attraverso quella coltre di<br />
foglie così fitta da ricordare la trama di un arazzo. Ciò che si stava avvicinando era un<br />
uomo.<br />
Era proprio il generale Zaroff. Procedeva immerso nella più completa<br />
concentrazione, con gli occhi fissi sul terreno davanti a sé. Si fermò proprio sotto<br />
quell’albero, lasciandosi cadere in ginocchio per studiare con ancor maggiore<br />
attenzione il terreno. <strong>Il</strong> primo impulso di Rainsford fu quello di balzare giù<br />
dall’albero come una pantera, ma scorse qualcosa di metallico stretto nella mano<br />
destra del generale... una piccola pistola automatica.<br />
<strong>Il</strong> cacciatore scrollò varie volte il capo, come se fosse estremamente perplesso. Poi<br />
tolse dal suo astuccio una delle sue sigarette nere; l’odore pungente del fumo<br />
raggiunse le narici di Rainsford.<br />
Questi trattenne il respiro. Ora, infatti, gli occhi del generale avevano abbandonato<br />
il terreno e stavano percorrendo, millimetro dopo millimetro, tutta la superficie del<br />
tronco. Rainsford si sentì gelare, con tutti i muscoli tesi, pronti a scattare. Ma lo<br />
sguardo acuto e penetrante del cacciatore si fermò prima di aver raggiunto il ramo<br />
contro cui era disteso Rainsford, e un sorriso apparve sul suo volto. <strong>Con</strong> gesto del<br />
tutto voluto, il generale lanciò verso l’alto un anello di fumo, poi girò le spalle<br />
all’albero e si allontanò rifacendo lo stesso cammino già percorso. <strong>Il</strong> fruscio degli<br />
arbusti contro i suoi stivali da caccia si fece sempre più tenue, fino a svanire.<br />
L’aria trattenuta nei polmoni di Rainsford proruppe infine con violenza. <strong>Il</strong> suo<br />
primo pensiero gli provocò una sensazione di debolezza e di intontimento. <strong>Il</strong> generale<br />
riusciva a seguire una pista nella giungla anche nelle tenebre della notte, anche<br />
quando la traccia era assai debole e confusa. Solamente per un caso del tutto fortuito<br />
quel cosacco non era riuscito a scoprire la sua preda.<br />
E allora un secondo, terribile pensiero squarciò la mente di Rainsford. Perché mai<br />
il generale aveva sorriso? Perché si era allontanato? Rainsford non voleva credere che<br />
quanto la sua ragione gli suggeriva fosse la vera risposta. <strong>Il</strong> generale si stava<br />
divertendo con lui! <strong>Il</strong> cosacco era il gatto, e lui il topo. E in quel momento Rainsford<br />
comprese cosa fosse il terrore.<br />
“Non devo lasciarmi prendere dal panico. Non devo.”<br />
Scese così dall’albero e tornò a inoltrarsi nel fitto della giungla. <strong>Con</strong> una smorfia<br />
risoluta in viso, costrinse i meccanismi del suo cervello a funzionare a pieno regime.<br />
A trecento metri dal suo nascondiglio si arrestò, proprio accanto a un enorme tronco<br />
morto puntellato in equilibrio precario contro un alberello. Dopo aver gettato via la<br />
sacca con i viveri, Rainsford tolse il coltello dal fodero e prese a lavorare con tutte le<br />
sue forze.