AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

«Ammetterò tranquillamente di essere stato sconfitto se non riuscirò a scovarvi
entro la mezzanotte del terzo giorno» rispose il generale Zaroff. «La mia lancia vi
riporterà sulla terraferma nei pressi di qualche città. Su questo avete la mia parola di
gentiluomo e di sportivo. Ovviamente, in cambio, voi dovrete impegnarvi a non
rivelare a nessuno la vostra visita qui.»
«Non ho nessuna intenzione di accettare un simile impegno» proruppe Rainsford,
sdegnato.
«In questo caso...» ribatté il generale. «Ma perché discuterne proprio ora?» Poi
un’espressione d’indaffarata sollecitudine gli si stampò sul volto magro. «Ivan» prese
allora a spiegare «vi fornirà abiti adatti alla caccia, del cibo e un coltello. Mi permetto
di suggerirvi di calzare dei mocassini: lasciano tracce meno vistose. Vi consiglierei,
inoltre, di evitare la grande palude che occupa l’estremità sud-orientale dell’isola. La
chiamiamo Palude della Morte a causa delle sue sabbie mobili. Una volta, uno
stupido volle avventurarvisi. Ma l’aspetto più deplorevole dell’intera faccenda fu che
Lazarus lo seguì. Ero molto affezionato a Lazarus, era il migliore del mio branco.
Bene, ora vorrei pregarvi di scusarmi. Sono abituato a concedermi sempre un breve
riposo dopo pranzo. Temo, però, che voi non abbiate tempo per un pisolino. Senza
dubbio, preferirete mettervi in cammino. Attenderò l’imbrunire prima di seguirvi.
Cacciare di notte è molto più eccitante che di giorno, non siete d’accordo? Au revoir,
signor Rainsford, au revoir.»
E il generale Zaroff si produsse in un profondo e compito inchino prima di lasciare
la stanza. Da un’altra porta entrò Ivan. Portava sotto un braccio un completo da
caccia color sabbia, una sacca piena di cibo e un fodero di cuoio che conteneva un
coltello da caccia dalla lama piuttosto lunga e spessa. Teneva la mano destra
immobile sul calcio di una. rivoltella infilata nell’alta fascia cremisi che gli cingeva la
vita,
Ormai da due ore Rainsford si era inoltrato nella fitta boscaglia dell’isola. “Devo
tenere i nervi ben saldi. Devo tenere i nervi ben saldi” continuava a ripetersi
stringendo i denti.
Non poteva dire di essere perfettamente lucido e con le idee ben chiare in testa
quando i cancelli di quel sinistro château si erano richiusi dietro di lui. In un primo
momento era stato ossessionato dall’idea di porre la maggior distanza possibile fra lui
e il generale Zaroff, e seguendo tale impulso si era spinto sempre più avanti, in preda
al panico. Poi era finalmente riuscito a riprendere il controllo di sé, si era fermato e
aveva cercato di fare il punto della sua situazione e di quanto lo aspettava.
Quindi si rimise in cammino, descrivendo tutta una serie di complicati giri e
ritornando più volte sulle proprie tracce. Si sforzò di richiamare alla memoria quanto
sapeva della caccia alla volpe, cercando di imitare tutte le astuzie di cui si serviva
quell’animale. La notte lo colse su una sottile cresta fittamente coperta di
vegetazione, con le gambe tagliate dalla stanchezza e le mani e il volto piagati dai
rami. Accanto a lui s’innalzava un grosso albero dalla chioma fitta e rigogliosa:
Rainsford vi si arrampicò sopra – attento a non lasciare la più piccola traccia di quella
sua salita – fino a raggiungere un’ampia biforcazione dei rami. Si distese allora su
quello che gli pareva il più grosso e robusto, cercando di riprendere le forze. Il riposo