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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«È russo, vero?»<br />

«Cosacco» precisò il generale con un sorriso che rivelò le sue labbra rosse e i denti<br />

aguzzi. «Come lo sono anch’io, del resto.»<br />

«Accomodatevi» aggiunse subito dopo. «Non è proprio il caso che si continui a<br />

chiacchierare qui sulla porta. Avremo tempo più tardi per conversare a nostro agio.<br />

Ora avete assolutamente bisogno di abiti puliti, di cibo e di riposo. Qui troverete tutto<br />

ciò che vi occorre, la mia casa è a vostra disposizione. Vi prego, signor Rainsford, di<br />

voler seguire Ivan. Stavo proprio per andare a cena, quando voi siete arrivato. Vi<br />

aspetterò. Credo che i miei abiti potranno andarvi bene.»<br />

Rainsford seguì allora il silenzioso gigante fino a una stanza da letto dal soffitto a<br />

cassettoni, in cui troneggiava un enorme letto a baldacchino grande abbastanza per<br />

ospitare almeno sei persone. Ivan gli preparò da indossare un completo da sera, e<br />

Rainsford, mentre si vestiva, notò che era stato confezionato da un sarto londinese<br />

che solitamente vestiva clienti il cui rango non era inferiore a quello di duca.<br />

La sala da pranzo in cui poi Ivan lo introdusse era per molti versi veramente<br />

notevole. Ricordava le ampie sale dei castelli medievali, con quelle sue pareti<br />

completamente rivestite di legno di quercia, con il soffitto alto sotto cui si stendeva<br />

una lunga tavola da refettorio intorno alla quale avrebbero potuto sedersi almeno una<br />

quarantina di commensali. <strong>Al</strong>le pareti erano poi appese le teste imbalsamate di<br />

numerosi animali, tigri, leoni, elefanti, alci e orsi: esemplari di eccezionale mole e<br />

perfezione quali Rainsford non aveva mai visto. La tavola era apparecchiata in modo<br />

veramente squisito: sopra una tovaglia del più fine lino luccicavano bicchieri di<br />

cristallo e vasellame d’argento e di lacca.<br />

Quasi a volersi scusare, il generale Zaroff disse: «Facciamo del nostro meglio per<br />

mantenere anche qui tutte le piacevolezze che la civiltà ci offre. Vi pregherei di voler<br />

scusare le inevitabili mancanze, ma ben sapete quanto siamo lontani dalle più<br />

frequentate rotte di comunicazione».<br />

<strong>Il</strong> generale sembrava un ospite veramente squisito e affabile, un autentico uomo di<br />

mondo. Ogni volta, però, che Rainsford sollevava lo sguardo dal suo piatto, trovava il<br />

generale intento a scrutarlo quasi volesse valutarlo nello svolgimento di una prova<br />

sconosciuta.<br />

«Forse», disse ancora il generale Zaroff «sarete rimasto sorpreso dal fatto che<br />

conoscessi il vostro nome. Vedete, io leggo ogni libro di caccia che viene pubblicato<br />

in Inghilterra, in Francia e in Russia. Ho un’unica passione che mi divora, signor<br />

Rainsford, ed è proprio la caccia.»<br />

«Avete raccolto degli splendidi trofei» volle osservare Rainsford. «Quel bufalo del<br />

Capo è l’esemplare più grande che abbia mai visto. Sono convinto che si tratti<br />

dell’animale più pericoloso fra le prede di grande mole.»<br />

Per un istante il generale rimase in silenzio. Poi le sue labbra così strettamente<br />

rosse s’incresparono in un sorriso, e in tono pacato egli replicò: «No. Siete in errore,<br />

signore. <strong>Il</strong> bufalo del Capo non è l’animale di grossa mole più pericoloso da<br />

cacciare». Sorseggiò con calma il suo vino. «Qui nella mia riserva sull’isola»<br />

continuò poi con tono sempre assai pacato «vado a caccia di prede ben più<br />

pericolose.»

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