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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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corpo. Si lasciò scivolare a terra proprio ai margini della giungla e sprofondò<br />

immediatamente nel sonno più pesante della sua vita.<br />

Quando riaprì gli occhi, Rainsford comprese subito dall’altezza del sole che<br />

doveva già essere pomeriggio inoltrato. <strong>Il</strong> sonno gli aveva fatto riacquistare nuove<br />

forze, e sentiva gli acuti spasmi di una terribile fame. Si guardò intorno, quasi<br />

contento.<br />

“Dove si sparano colpi di pistola, lì ci sono anche uomini. E dove ci sono gli<br />

uomini, c’è da mangiare” pensò subito. Ma che razza di uomini, gli venne anche da<br />

pensare, potevano vivere in un posto così selvaggio e difficile? Una striscia continua<br />

di giungla fitta e impenetrabile correva lungo tutta la riva.<br />

Non si scorgeva traccia di alcun sentiero che s’inoltrasse in quel fitto groviglio di<br />

alberi e cespugli; sembrava più facile procedere costeggiando la riva, e così Rainsford<br />

prese a incamminarsi lungo la costa. Non lontano da dove era riuscito a toccar terra,<br />

si fermò. Una creatura ferita, probabilmente un animale di grosse dimensioni, si era<br />

aggirata nel sottobosco: le erbacce che ricoprivano il suolo di quella giungla erano<br />

infatti lacerate e in certi punti mostravano tracce di sangue. Non lontano di lì, un<br />

piccolo oggetto luccicante attrasse l’attenzione di Rainsford, che si affrettò a<br />

raccoglierlo. Era un bossolo.<br />

“Un calibro ventidue” osservò. “Davvero strano. Eppure doveva trattarsi di un<br />

animale piuttosto grosso. Quel cacciatore doveva avere i nervi ben saldi per<br />

affrontarlo con un’arma così piccola. È chiaro che l’animale non deve aver cercato di<br />

lottare..”<br />

Rainsford si mise allora a esaminare attentamente il terreno circostante e gli riuscì<br />

di trovare ciò che aveva sperato di rintracciare... le impronte di un paio di stivali da<br />

caccia. Le orme puntavano verso la scogliera, nella stessa direzione per cui si era<br />

incamminato. Si affrettò così a seguirle con impazienza, talvolta scivolando su un<br />

ceppo marcio o su una pietra malsicura, sempre comunque tirando avanti: la notte<br />

cominciava a scivolare sull’isola.<br />

L’oscurità delle tenebre già stava cancellando la vista del mare e della giungla,<br />

quando Rainsford scorse le luci. Gli comparvero dinanzi all’improvviso dopo che<br />

ebbe raggirato un promontorio che interrompeva la linea della costa: il suo primo<br />

pensiero fu di aver raggiunto un villaggio, tanto numerose erano le luci che scorgeva.<br />

Ma nell’avvicinarsi egli si accorse con vivo stupore che tutte quelle luci provenivano<br />

da una singola, enorme costruzione, un alto edificio dalle torri puntute che si<br />

stagliavano in quell’oscurità non ancora totale. I suoi occhi riuscirono a distinguere il<br />

cupo profilo di un maestoso castello posto su un erto sperone roccioso che per tre lati<br />

strapiombava a picco sul mare le cui onde, nell’ombra, ne lambivano con avide<br />

labbra la base scoscesa.<br />

“È un miraggio” pensò Rainsford. Ma dovette convincersi che non si trattava<br />

affatto di un miraggio quando si trovò a spingere il cancello di ferro dalle punte<br />

acuminate. E anche i gradini di pietra erano reali, come pure il massiccio portale con<br />

il maligno demone che fungeva da battente. Eppure su tutto sembrava stagliarsi come<br />

un alone d’irrealtà. Rainsford sollevò il battente, che si mosse a fatica, come se non<br />

fosse mai stato usato. E quando lo ebbe lasciato ricadere, rimase sorpreso dalla cupa

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