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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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La pericolosa partita<br />

di Richard <strong>Con</strong>nell<br />

Titolo italiano: La partita (o La selvaggina) più pericolosa<br />

Titolo originale: The Most Dangerous Game (1924)<br />

da cui il film: MOST DANGEROUS GAME (USA, 1932), RKO Radio<br />

Regia: Irving Pichel ed Ernest B. Schoedsack<br />

Interpreti: Joel McCrea, Fay Wray, Leslie Banks<br />

Non tutti i primi film dell’orrore facevano affidamento su mostri o creature<br />

striscianti nella notte per raggiungere il loro effetto. Anzi, mentre il genere si faceva<br />

sempre più raffinato, registi e produttori avventurosi incominciarono a cercare anche<br />

lontano dal loro campo soggetti che potessero terrorizzare o spaventare in modo<br />

indiretto. Un pregevole esempio di questo tipo di produzione è La pericolosa partita,<br />

apparso nel 1932 e tratto dal racconto omonimo che valse al suo autore americano,<br />

Richard <strong>Con</strong>nell, l’assegnazione di un O’Henry Memorial Award nel 1924.<br />

La trama si impernia su un sadico generale russo che attira sulla propria isola nei<br />

Caraibi persone che non sospettano nulla e che si vedono poi offerta una sola<br />

possibilità per riguadagnare la libertà: fuggire dinanzi al generale che insegue la<br />

preda umana con i suoi mastini. Le riprese cinematografiche del film sono<br />

particolarmente affascinanti durante la sequenza principale della caccia, allorché la<br />

selvaggina umana (qui, diversamente che nel racconto, un uomo e una donna)<br />

incomincia a ribaltare la situazione, utilizzando astutamente gli stessi metodi di caccia<br />

del generale per causarne la sconfitta. <strong>Il</strong> film sviluppa con grande abilità il terrore e<br />

la tensione concedendo ben poco respiro agli spettatori, e questo è senza dubbio<br />

merito dei due esperti registi, Ernest B. Schoedsack e Irving Pichel.<br />

Nel suo esauriente studio, Le Surréalisme au <strong>Cinema</strong>, Ado Kyrou descrive La<br />

pericolosa partita come «l’esempio perfetto di un buon film sadico... un capolavoro del<br />

cinema surreale». (La storia ha avuto altre due riedizioni cinematografiche, nel 1945<br />

come A Game of Death, diretta da Robert Wise, e nel 1956 come La preda umana, con<br />

Trevor Howard e Richard Widmark.)<br />

<strong>Il</strong> silenzio della notte era spezzato soltanto dall’ovattato pulsare del motore che<br />

spingeva velocemente lo yacht attraverso l’oscurità e dal frangersi dell’acqua agitata<br />

dall’elica. Rainsford se ne stava sdraiato sul ponte, aspirando pigramente dalla sua<br />

pipa favorita. “È così buio,” pensava “che potrei anche dormire senza chiudere gli<br />

occhi; le tenebre della notte sarebbero le mie palpebre...”<br />

Un rumore improvviso lo fece trasalire. Proveniva dalla sua destra, e su questo le<br />

sue orecchie esperte non potevano trarlo in inganno. Tornò a udire quel rumore<br />

un’altra volta, e poi ancora una terza. Da qualche parte, laggiù nell’oscurità, erano

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