AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

del nostro sovrano re Edoardo, il terzo con quel nome, che combatté e costrinse i
francesi a una vergognosa sconfitta a Crecy e Poitiers e su molti altri aspri campi di
battaglia. Possa Dio avere in pace la sua anima, perché egli ora dorme nella grande
chiesa a Westminster.
La contea di Buckingham è cosparsa di colline morbide e arrotondate e di boschi di
faggi e biancospini, ed è famosa per i suoi ruscelli e i corsi d’acqua ombreggiati che
solcano i bassi campi di fieno. Sulle sue colline si nutrono migliaia di pecore, sparse
come i resti della neve di primavera, e grazie a loro i mercanti arricchivano le proprie
borse inviando la lana nelle Fiandre in cambio di corone d’argento. C’erano anche
molti possenti castelli e ricche abbazie nella regione, e questa era attraversata da nord
a sud dalla strada del re, lungo la quale i pellegrini procedevano a gruppi per recarsi
ad adorare le spoglie del Venerabile Sant’Albano. Su di essa cavalcavano anche
nobili cavalieri e vigorosi uomini d’armi che si potevano seguire con lo sguardo nelle
loro armature scintillanti mentre salivano e scendevano serpeggiando dalle colline
alle valli, miglio dopo miglio, con le lance e gli scudi che luccicavano e i pennoni al
vento e, di tanto in tanto, una tromba o due che squillavano nella stessa nota acuta
che era risuonata terribile su quei sanguinosi campi di battaglia francesi. Le ragazze
uscivano sulle porte dei casolari, oppure correvano a nascondersi tra gli alberi lungo
la strada per vederli passare; perché le donne della contea di Buckingham amano i
soldati al di sopra di ogni altro uomo. E neppure mancavano, ve lo garantisco, allegri
frati lungo le vie principali e secondarie, e sotto le siepi; bravi uomini di religione,
non eccessivi nelle penitenze e disinvolti rispetto alla vita, capaci di strizzare l’occhio
a una donna di casa e bere e scambiare barzellette con un buon uomo, e che se ne
andavano lungo le più diverse strade con i loro pancioni gonfi e borracce di pelle
piene di birra, e un saluto cordiale per ognuno. Una regione grassa e piacevole, questa
contea di Buckingham, dove si trovava sempre da mangiare e bere in abbondanza, e
ragazze graziose e giovanotti robusti; e Dio sa che altro un uomo può sperare in un
mondo dove tutto è vanità, come in verità dice il Predicatore.
C’era, a Maids Moreton, un convento di monache, due miglia al di fuori della città
di Buckingham, sulla strada per Stony Stratford. Quelle monache erano creature
molto devote, essendo tutte sante donne provenienti da famiglie di sangue nobile.
Eseguivano puntualmente e alla lettera tutti i comandi della loro pia fondatrice,
proprio come stava scritto a caratteri svolazzanti sulla grande “Regula” di pergamena
che la Madre Superiora teneva sullo scrittoio della sua minuscola cella. Se qualcuna
delle suore, o per caso o per sottili macchinazioni del Maligno, si rendeva colpevole
del più piccolo allontanamento dalla condotta che le si addiceva, doveva renderne
piena e devota confessione al reverendo Padre che faceva loro visita a quello scopo. Il
buon uomo amava la carne di cigno e le radici di cipero e le suore caritatevoli non
mancavano mai di darsi da fare al meglio delle loro possibilità durante i giorni delle
sue visite; e qualsiasi penitenza egli imponesse loro, si premuravano di portarla a
termine a puntino e con la necessaria contrizione del cuore.
Dal Mattutino a Compieta eseguivano regolarmente e con modestia i servigi di
Santa Madre Chiesa. Dopo pranzo una di loro leggeva di fronte alle altre brani della
Regola, e di nuovo, dopo cena, venivano letti passi della vita di qualche santa o
vergine importante che potessero prendere ad esempio durante il loro pellegrinaggio