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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«Sciocchezze, donna!» disse irritato il cavallerizzo. Tuttavia si alzò. «Ci sono altri<br />

cani al mondo. <strong>Al</strong> secondo pianerottolo c’è un cieco che possiede un cane. Forse è lui<br />

che senti.»<br />

«No, no... sono i passi di St. Eustache! Dio mio, se avessi vissuto con lui per un<br />

anno intero li riconosceresti anche tu! Chiudi la porta a chiave!»<br />

«Niente affatto» ribatté Simon Lafleur con disprezzo. «Credi che mi spaventi tanto<br />

facilmente? Se si tratta di quel cane lupo, tanto peggio per lui. Non sarà il primo<br />

bastardo che ho strozzato a morte con queste due mani.»<br />

Pit-pat, pit-pat... ora era sul secondo pianerottolo. Pit-pat, pit-pat... ora era nel<br />

corridoio e si avvicinava veloce. Pit-pat... si fermò di colpo.<br />

Ci fu un istante di silenzio assoluto, poi St. Eustache trotterellò nella stanza.<br />

Monsieur Jacques Courbé era seduto a cavalcioni in groppa all’animale, come aveva<br />

fatto tante volte nell’arena del circo. Reggeva in mano una minuscola spada sguainata<br />

e lo scintillio dell’acciaio sembrava riflettersi nei suoi occhi, piccoli come bottoni di<br />

scarpe.<br />

<strong>Il</strong> nano fece fermare il cane nel centro della stanza e vide immediatamente la figura<br />

inginocchiata di Jeanne Marie. Anche St. Eustache sembrò prenderne silenziosamente<br />

atto. <strong>Il</strong> pelo arruffato della sua schiena si rizzò, mentre mostrava le lunghe zanne<br />

bianche con fare famelico e gli occhi gli ardevano come due carboni.<br />

«Dunque, ti trovo così, madame!» esclamò alla fine Jacques Courbé. «È una<br />

fortuna che il mio destriero sappia fiutare le piste dei miei nemici, oltre che stanarli.<br />

Senza di lui avrei avuto qualche difficoltà a scoprirti. Bene, la tresca è terminata. Ti<br />

ho sorpreso con il tuo amante!»<br />

«Simon Lafleur non è il mio amante!» singhiozzò lei. «Da quando ti ho sposato<br />

non l’ho visto mai fino a questa sera! Lo giuro!»<br />

«Una volta è sufficiente!» disse arcigno il nano. «Questo impudente stalliere deve<br />

essere punito!»<br />

«Oh, risparmialo!» implorò Jeanne Marie. «Non fargli del male, te ne prego! Non è<br />

colpa sua se sono venuta qui! lo...»<br />

Ma a questo puntò Simon Lafleur soffocò le sue parole con uno scoppio di risa.<br />

«Ah, ah!» ruggì, portandosi le mani ai fianchi. «Tu vorresti punirmi, eh? Nom d’un<br />

chien! Non tentare con me i tuoi lazzi da circo! Diamine, Pollicino, tu che cavalchi la<br />

groppa di un cane come una pulce... esci da questa stanza prima che ti stritoli!<br />

Sparisci, disintegrati, disperditi!» S’interruppe, gonfiò il petto ampio come un barile,<br />

riempì le gote d’aria e lasciò andare un grande sbuffo contro il nano. «Volatene via,<br />

insetto», muggì «se non vuoi che ti schiacci sotto il tallone!»<br />

Monsieur Jacques Courbé non fu smosso da quel torrente di ingiurie. Rimase<br />

seduto impettito in groppa a St. Eustache, con la minuscola spada posata sulla<br />

minuscola spalla.<br />

«Avete finito?» disse infine, quando il cavallerizzo terminò le sue invettive.<br />

«Molto bene, monsieur! Preparatevi a ricevere il calvario!» S’interruppe per un<br />

istante, poi aggiunse con voce alta e chiara. «Addosso, St. Eustache!»<br />

<strong>Il</strong> cane si accucciò e, quasi contemporaneamente, balzò verso Simon Lafleur. <strong>Il</strong><br />

cavallerizzo non ebbe il tempo di evitare lui e il suo minuscolo cavaliere. Un attimo<br />

più tardi i tre erano stretti in una mischia mortale. Fu un’accozzaglia sanguinosa.

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