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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«Questo è il terzo paio che ho consumato» continuò lei con voce fioca. «Ora mi ha<br />

detto che le scarpe di cuoio costano troppo e che dovrò portare a termine il mio<br />

pellegrinaggio a piedi nudi.»<br />

«Ma perché accetti tutto questo, Jeanne?» chiese adirato Simon Lafleur. «Tu, che<br />

possiedi una carrozza e un domestico, non dovresti camminare affatto!»<br />

«Agli inizi c’erano una carrozza e un domestico» disse lei, tergendosi le lacrime<br />

dagli occhi con il dorso della mano. «Ma non sono durati più di una settimana. Ha<br />

licenziato il domestico e venduto la carrozza a una fiera poco distante. Ora non resto<br />

che io per servire lui e il suo cane.»<br />

«Ma i vicini?» insistette Simon Lafleur. «Perché non ti sei rivolta a loro chiedendo<br />

aiuto?»<br />

«Non abbiamo vicini; la fattoria è completamente isolata. Se avessi potuto fuggire<br />

inosservata me ne sarei andata molti mesi fa, ma mi hanno sempre tenuto<br />

strettamente sotto controllo. Una volta ho tentato di farlo, ma non avevo percorso più<br />

di una lega che quel cane lupo mi stava già azzannando le caviglie. Mi condusse<br />

nuovamente alla fattoria e il giorno seguente fui costretta a trasportare quel piccolo<br />

demonio fino a cadere esausta.»<br />

«Ma questa sera sei scappata?»<br />

«Sì» rispose lei lanciando una veloce e timorosa occhiata verso la porta. «Questa<br />

sera sono sgusciata fuori mentre dormivano entrambi e sono venuta qui da te. Sapevo<br />

che mi avresti protetta, Simon, a causa di quanto c’è stato tra noi. Chiedi a papà Copo<br />

di riprendermi nel circo e ti prometto che lavorerò consumandomi le dita fino<br />

all’osso. Salvami, Simon!»<br />

Jeanne Marie non riuscì più a trattenere i singhiozzi che le salivano dalla gola<br />

impedendole di respirare e rendendola incapace di continuare a parlare.<br />

«Calmati, Jeanne» le disse Simon Lalleur in tono rassicurante. «Farò quello che<br />

posso per te. Domani parlerò con papà Copo. Naturalmente, non sei più la stessa<br />

donna che eri un anno fa. Da allora sei invecchiata, ma forse il nostro buon papà<br />

Copo saprà trovare qualcosa da fare per te.»<br />

S’interruppe e la guardò con intensità. La donna si era irrigidita sulla sedia e il suo<br />

viso, persino sotto lo strato di sporco, era mortalmente impallidito.<br />

«Che cosa ti preoccupa, Jeanne?» chiese lui trattenendo il fiato.<br />

«Shh!» fece lei, portandosi un dito alle labbra. «Ascolta!»<br />

Simon Lafleur non riuscì a udire altro che il picchiettare della pioggia sul tetto e il<br />

sospiro del vento tra gli alberi. Un silenzio insolito sembrò invadere l’“Insegna del<br />

Cinghiale”.<br />

«Non lo senti adesso?» piagnucolò lei con un singhiozzo soffocato. «Simon, è<br />

nella casa... è sulle scale!» Finalmente le orecchie meno sensibili del cavallerizzo<br />

avvertirono il suono che la sua compagna aveva udito un buon minuto prima di lui.<br />

Era un pit-pat, pit-pat deciso sulle scale, difficile da distinguere dallo sgocciolio della<br />

pioggia dalle grondaie, ma ad ogni istante più vicino e più intenso.<br />

«Oh, salvami, Simon, salvami!» pianse Jeanne Marie, gettandosi ai suoi piedi e<br />

stringendosi con forza attorno alle sue ginocchia. «Salvami! È St. Eustache!»

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