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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«E invece sì, Simon! Ahimé, mi ha distrutto!»<br />

«Lui... quello stuzzicadenti d’uomo?» disse ad alta voce il cavallerizzo con una<br />

delle sue risate silenziose. «Diamine, ma è impossibile! Come una volta dicesti tu<br />

stessa, Jeanne Marie, potevi frantumargli il cranio tra il pollice e l’indice, come una<br />

nocciolina!»<br />

«Questo era quanto credevo un tempo. Ah, ma allora non lo conoscevo ancora,<br />

Simon! Poiché era piccolo credevo di poter disporre di lui a mio piacimento. Mi<br />

sembrava di sposare un fantoccio. “Sarà come giocare alle marionette con<br />

quest’omuncolo” mi dicevo. Simon, puoi immaginarti la mia sorpresa quando è stato<br />

lui a giocare alle marionette con me!»<br />

«Ma non capisco, Jeanne. Certamente in qualsiasi momento potevi costringerlo<br />

con la forza all’obbedienza!»<br />

«Forse», assentì lei stancamente «se non ci fosse stato St. Eustache... Quel cane<br />

lupo mi ha odiato fin dall’inizio. Se facevo tanto di rispondere al suo padrone,<br />

mostrava subito i denti. Una volta, agli inizi, alzai la mano per colpire Jacques<br />

Courbé e quello mi saltò alla gola e mi avrebbe sbranato membro a membro se il<br />

nano non l’avesse richiamato. Ero sì una donna forte, ma non abbastanza per un<br />

lupo!»<br />

«Ma c’era il veleno, no?» suggerì Simon Lafleur.<br />

«Ah sì, avevo pensato anch’io al veleno, ma non è stato possibile. St. Eustache non<br />

mangiava nulla di quanto gli davo io, e il nano mi obbligava ad assaggiare per prima<br />

tutto ciò che veniva servito dinanzi a lui e al suo cane. A meno che non volessi<br />

morire anch’io, non c’era modo di avvelenare né l’uno né l’altro.»<br />

«Mia povera ragazza!» disse il cavallerizzo impietosito. «Comincio a capire. Ma<br />

siediti e raccontami tutto. Questa per me è una rivelazione dopo averti vista<br />

camminare impettita e trionfale fino a casa con il tuo sposo sulla spalla. Dovrai<br />

cominciare dall’inizio.»<br />

«È stato proprio perché l’ho portato sulla spalla che ho dovuto soffrire tanto<br />

crudelmente» disse lei sedendosi sull’unica altra sedia che la stanza metteva a<br />

disposizione. «Non mi ha mai perdonato l’insulto che asserisce gli abbia rivolto.<br />

Ricordi come io esagerai dicendo che avrei potuto trasportarlo da un capo all’altro<br />

della Francia?<br />

«Sì, ricordo. Ebbene, Jeanne?»<br />

«Ebbene, Simon, quel piccolo demonio ha calcolato l’esatta distanza in leghe.<br />

Ogni mattina, che piova o splenda il sole, usciamo dalla casa... lui sopra la mia<br />

schiena e il cane dietro i miei talloni... e io cammino lungo la strada polverosa finché<br />

le ginocchia tremano sotto di me per la fatica. Se tento appena di rallentare il passo,<br />

se barcollo, mi incita con i suoi crudeli speroni d’oro, mentre allo stesso tempo St.<br />

Eustache mi morde le caviglie. Quando ce ne torniamo a casa lui cancella il numero<br />

delle leghe da una tabella che dice rappresenta il numero delle leghe da un capo<br />

all’altro della Francia. Non ho ancora percorso metà della distanza e non sono già più<br />

una donna forte, Simon. Guarda queste scarpe!»<br />

<strong>Al</strong>zò un piede perché lui potesse rendersi conto. La suola degli scarponi di pelle di<br />

vacca era completamente consumata; Simon Lafleur vide uno scorcio di carne<br />

scorticata e annerita dal fango della strada.

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