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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«E perché non dovrebbero ridere, mia scimmietta? Lasciali ridere, se vogliono, ma<br />

io non ti metterò giù. Anzi, ti porterò a questo modo, appollaiato sulla mia spalla fino<br />

alla fattoria. Creerò un precedente che le spose in futuro troveranno difficile imitare!»<br />

«Ma la fattoria è piuttosto lontana da qui, mia Jeanne» disse Simon Lafleur. «Tu<br />

sei forte e robusta, e lui non pesa che come una scimmietta, ma ugualmente<br />

scommetterei una bottiglia di Borgogna che lo metterai giù lungo la strada.»<br />

«Accettato, Simon!» gridò la sposa con un guizzo luminoso dei denti bianchi e<br />

forti. «Perderai la, tua scommessa, perché giuro che potrei portare la mia scimmia da<br />

un capo all’altro della Francia!»<br />

Monsieur Jacques Courbé aveva smesso di dibattersi. Ora sedeva impettito sulla<br />

spalla forte della sua sposa. Dalle vette infuocate della passione cieca era ora<br />

piombato in un abisso di gelida furia. <strong>Il</strong> suo amore era morto, ma dalle sue ceneri<br />

stava spuntando il capo maligno di qualche altro strano sentimento.<br />

«Dunque, signora, tu potresti portarmi da un capo all’altro della Francia!» disse in<br />

tono basso e monocorde. «Da un capo all’altro della Francia! Me ne ricorderò per<br />

sempre, signora!»<br />

«Andiamo!» disse la sposa all’improvviso. «Sono pronta. Simon, tu e gli altri<br />

seguitemi per vedermi vincere la mia scommessa.»<br />

Tutti uscirono in gruppo dal tendone. La luna piena brillava nel cielo, illuminando<br />

la strada che si stendeva bianca e diritta in mezzo ai campi come la riga che separava<br />

i capelli neri e impomatati di Simon Lafleur. La sposa, sempre tenendo sulla spalla il<br />

suo minuscolo marito, cominciò a cantare una canzone mentre procedeva. Gli ospiti<br />

della festa nuziale li seguivano. <strong>Al</strong>cuni camminavano con passo non troppo sicuro.<br />

Griffo, il ragazzo giraffa, zoppicava pietosamente sulle gambe lunghe e sottili. Solo<br />

papà Copo rimase indietro.<br />

«Che strano mondo!» mormorò, in piedi sull’apertura della tenda, mentre li<br />

seguiva con i suoi occhi azzurri e tondi. «Ah, questi miei ragazzi a volte sono proprio<br />

difficili... molto difficili!»<br />

III<br />

Era passato un anno dal matrimonio di mademoiselle Jeanne Marie e monsieur<br />

Courbé. <strong>Il</strong> Circo di Copo aveva nuovamente piantato le sue tende nella città di<br />

Roubaix. Da più di una settimana gli abitanti delle campagne per miglia circostanti si<br />

accalcavano allo spettacolo dei mostri per dare un’occhiata a Griffo, il ragazzo<br />

giraffa; a monsieur Hercule Hippo, il gigante; a mademoiselle Lupa, la donna lupo; a<br />

madame Samson, con i suoi piccoli boa constrictor; e a monsieur Jejongle, il famoso<br />

giocoliere. Ognuno di essi era tuttora fermamente convinto di essere, lui o lei, il solo<br />

responsabile della popolarità del circo.<br />

Simon Lafleur se ne stava seduto nella sua camera d’affitto all’“Insegna del<br />

Cinghiale”. Non indossava altro che i suoi rossi calzoni attillati. <strong>Il</strong> suo petto<br />

poderoso, nudo fino alla cintola, era lucido d’olio. Si massaggiava amorevolmente i<br />

bicipiti con un liquido dall’odore pungente.

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