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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«Dimenticarti, Jeanne?» mormorò lui. «Per tutti i diavoli che danzano nello<br />

champagne, giammai! Attenderò paziente come Giobbe finché avrai avvelenato il<br />

formaggio di quel topo. Ma come ti comporterai con lui, nel frattempo, Jeanne? Non<br />

devi concedergli alcuna confidenza. Mi si digrignano i denti a pensarti tra le sue<br />

braccia!»<br />

La sposa sorrise e lanciò al suo minuscolo marito un’occhiata critica. Che atomo<br />

d’uomo! Eppure la vita poteva indugiare nelle sue membra per molto altro tempo<br />

ancora. Monsieur Jacques Courbé si era permesso solo un bicchiere di vino, ma era<br />

già ampiamente ubriaco. <strong>Il</strong> suo piccolo viso era arrossato di sangue e guardava fisso<br />

Simon Lafleur con aria bellicosa. Sospettava forse la verità?<br />

«Tuo marito è fradicio di vino!» mormorò il cavallerizzo. «Ma foi, madame, più<br />

tardi potrebbe persino arrivare a picchiarti. Forse quando beve diventa un tipo<br />

pericoloso, Se dovesse maltrattarti, Jeanne, non dimenticare di avere un protettore<br />

nella persona di Simon Lafleur.»<br />

«Vuoi scherzare!» Jeanne Marie roteò bruscamente i suoi larghi occhi e posò per<br />

un istante la mano su un ginocchio del cavallerizzo. «Simon, potrei schiacciargli il<br />

cranio tra il pollice e l’indice, proprio come questa nocciolina!» Si fermò per<br />

illustrare l’esempio, poi aggiunse pensosa: «E forse lo farò per davvero, se azzarderà<br />

qualche confidenza. Ah, quella scimmia mi rivolta lo stomaco!».<br />

A quel punto gli ospiti cominciavano a mostrare gli effetti delle loro libagioni,<br />

soprattutto nel caso dei compagni dello spettacolo burlesco di monsieur Courbé.<br />

Griffo, il ragazzo giraffa, aveva chiuso i grandi occhi marroni e stava facendo<br />

ondeggiare languidamente la sua piccola testa al di sopra dell’adunata, mentre gli<br />

angoli della bocca gli si erano contratti in un’espressione lievemente arrogante.<br />

Monsieur Hercule Hippo, gonfiato da libagioni ancor più colossali, ripeteva in<br />

continuazione: «Vi dico che io non sono come gli altri uomini. Quando cammino, la<br />

terra trema!». Mademoiselle Lupa, con il labbro superiore coperto di peli e arretrato a<br />

scoprire i lunghi denti bianchi, stava azzannando un osso, ringhiando frasi<br />

inintellegibili e lanciando occhiate selvagge e sospettose all’indirizzo dei suoi<br />

compagni. Le mani di monsieur Jejongle, invece, erano diventate insicure e via via<br />

che egli insisteva a esibirsi in lanci di piatti e coltelli, a ogni nuova portata, il<br />

pavimento era sempre più coperto di cocci di terraglia. Madame Samson, disciolti i<br />

suoi collari di piccoli boa constrictor, li stava nutrendo con zollette di zucchero<br />

intinte nel rum. Monsieur Jacques Courbé aveva finito il suo secondo bicchiere di<br />

vino e strizzava gli occhi per sorvegliare attentamente Simon Lafleur che continuava<br />

a bisbigliare.<br />

Non vi può essere compagnia gioviale tra grossi egoisti che hanno bevuto troppo.<br />

Ognuna di quelle stranezze umane pensava di essere, lui o lei, responsabile della folla<br />

che quotidianamente si radunava sotto il tendone del Circo di Copo, e così ora,<br />

riscaldati dal buon Borgogna, non avevano ritegno a tessere le proprie lodi. I loro ego<br />

separati stridevano rabbiosamente tra loro, come tanti sassolini in un sacchetto. Era<br />

polvere da sparo che aveva solo bisogno di una scintilla.<br />

«Sono grande... un uomo molto grande!» disse monsieur Hercule Hippo in tono<br />

assonnato. «Le donne mi amano. Quelle graziose creature lasciano a casa i loro<br />

piccoli mariti per venire a vedere Hercule Hippo del Circo di Copo. Ah... e quando se

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