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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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la fine di Jacques Courbé, anzi, sarebbe stata la gentilezza in persona nei confronti<br />

del poveretto, ma, d’altra parte, non avrebbe certo consumato la propria bellezza<br />

piangendo per la sua morte.<br />

«Nulla che voi vorrete vi sarà negato, purché mi amiate, mademoiselle» continuò il<br />

nano. «La vostra risposta?»<br />

Mademoiselle Jeanne Marie si chinò su di lui e con un sol movimento delle sue<br />

forti braccia sollevò monsieur Jacques Courbé e se lo pose sulle ginocchia. Per un<br />

istante di estasi lo tenne così, come se fosse una grossa bambola francese, con la<br />

minuscola spada che spuntava in modo civettuolo dietro di lui. Poi gli stampò sulla<br />

guancia un bacio enorme, che gli coprì tutto il viso dal mento alla fronte.<br />

«Sono vostra!» mormorò, premendoselo contro l’ampio petto. «Vi ho amato dal<br />

primo momento, monsieur Jacques Courbé.»<br />

II<br />

Le nozze vennero celebrate nella città di Roubaix, dove il Circo di Copo si era<br />

temporaneamente attendato. Dopo la cerimonia, in una delle tende fu servito un<br />

ricevimento, al quale prese parte un’intera galassia di celebrità.<br />

Lo sposo, con il piccolo viso scuro infiammato dalla contentezza e dal vino, era<br />

seduto a capotavola. <strong>Il</strong> mento spuntava appena al di sopra della tovaglia, tanto che la<br />

sua testa sembrava una grossa arancia che fosse rotolata fuori dalla fruttiera.<br />

Immediatamente al di sotto dei suoi piedini penzolanti, St. Eustache, che aveva più di<br />

una volta espresso con ringhiate sorde la sua disapprovazione nei confronti degli<br />

avvenimenti, stava ora martoriando un osso con occhiate rapide e assassine alle<br />

gambe carnose della sua nuova padrona. Papà Copo era alla destra del nano, con il<br />

viso grasso e rotondo rosso e benevolente come una luna di settembre. Accanto a lui<br />

sedeva Griffo, il ragazzo giraffa, coperto di chiazze e il cui collo era tanto lungo che<br />

guardava dall’alto tutti gli altri, compreso monsieur Hercule Hippo, il gigante. La<br />

compagnia comprendeva anche mademoiselle Lupa, dai denti bianchi e aguzzi<br />

incredibilmente lunghi, che ringhiava ogni volta che tentava di parlare; il fastidioso<br />

giocoliere monsieur Jejongle, che insisteva a lanciare per aria frutta, piatti e coltelli,<br />

nonostante l’intera troupe fosse cordialmente. esausta dei suoi giochetti; madame<br />

Samson, con i suoi piccoli boa constrictor ammaestrati arrotolati attorno al collo che<br />

sporgevano timidamente la testa da ognuna delle sue orecchie; Simon Lafleur, e una<br />

ventina di altri ancora.<br />

<strong>Il</strong> cavallerizzo aveva riso dentro di sé quasi in continuazione dal momento in cui<br />

Jeanne Marie gli aveva riferito del suo fidanzamento. Ora era seduto accanto a lei nei<br />

suoi calzoni attillati color cremisi. I capelli neri erano pettinati all’indietro, e così<br />

lucidi di brillantina che riflettevano la luce come un elmo brunito. Di tanto in tanto<br />

ingollava un calice ricolmo di Borgogna, dava un colpetto col gomito alle costole<br />

della sposa e gettava all’indietro la testa luccicante in un altro silenzioso scoppio di<br />

risa.<br />

«E tu, sei sicuro che non mi dimenticherai, Simon?» gli bisbigliò lei. «Potrebbe<br />

passare del tempo prima che possa mettere le mani sui soldi di quella scimmietta.»

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