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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«Ah, quel bastardo!» mormorava monsieur Jacques Courbé. «Qualche giorno<br />

insegnerò a quel goffo stalliere a starsene al suo posto! Ma foi, lo prenderò a ceffoni<br />

come merita!»<br />

St. Eustache non condivideva l’ammirazione del suo padrone per mademoiselle<br />

Jeanne Marie. Fin dall’inizio espresse il suo odio cordiale verso di lei con ringhii cupi<br />

e scoprendo aggressivamente le sue zanne lunghe e affilate. Era di poca consolazione<br />

per il nano sapere che St. Eustache mostrava segni di collera ancor più visibili quando<br />

Simon Lafleur gli si avvicinava. Rattristava moltissimo monsieur Courbé pensare che<br />

il suo valoroso destriero, il suo unico amico, il suo compagno di letto, non ammirasse<br />

come lui la splendida gigantessa che ogni notte rischiava la vita e le ossa di fronte<br />

alla plebaglia sbalordita. Spesso, quando erano soli, sgridava St. Eustache per la sua<br />

inciviltà.<br />

«Ah, diavolo di un cane!» gridava il nano. «Perché devi sempre ringhiare e<br />

mostrare i tuoi brutti denti quando la bella Jeanne Marie si degna di notarti? Non hai<br />

sensibilità sotto quella pellaccia? Lei è un angelo e tu, un bastardo, ti permetti di<br />

minacciarla? Non ricordi quando ti ho trovato, un cucciolo affamato sui marciapiedi<br />

di Parigi? e ora proprio tu vuoi azzannare la mano della mia principessa! È questa<br />

dunque la tua gratitudine, grosso maiale peloso!»<br />

Monsieur Jacques Courbé aveva un solo parente ancora vivo... non un nano, come<br />

lui, ma un uomo dall’aspetto elegante, un prosperoso agricoltore che abitava poco<br />

fuori della città di Roubaix. L’anziano Courbé non si era mai sposato e così, un<br />

giorno, quando venne trovato morto di attacco cardiaco, il suo minuscolo nipote – per<br />

il quale, bisogna ammetterlo, l’agricoltore aveva sempre provato un’istintiva<br />

avversione – divenne erede di una soddisfacente proprietà. Quando gli fu portata la<br />

notizia, il nano gettò le braccia attorno al collo ispido di St. Eustache e gridò a gran<br />

voce:<br />

«Ah, ora possiamo ritirarci, pensare al matrimonio e a sistemarci, vecchio mio!<br />

Ora valgo molte volte il mio peso in oro!»<br />

Quella sera, mentre mademoiselle Jeanne Marie stava cambiandosi lo sfarzoso<br />

costume dopo l’esibizione, udì un leggero bussare alla porta.<br />

«Avanti!» disse, pensando fosse Simon Lafleur, che le aveva promesso di<br />

accompagnarla quella sera all’“Insegna del Cinghiale” per togliersi dalla gola con un<br />

bicchiere di vino la polvere della pista. «Avanti, mon chéri!»<br />

La porta si aprì lentamente e monsieur Courbé entrò orgoglioso e impettito,<br />

coperto di seta e trine come un cortigiano e con una minuscola spada dall’elsa d’oro<br />

che gli penzolava lungo il fianco. Si fece avanti con quegli occhi piccoli come bottoni<br />

che luccicavano per la visione delle grazie, più che parzialmente esposte, della sua<br />

avvenente signora. Si avvicinò a meno di un metro da dove lei era seduta e cadde in<br />

ginocchio, posando le labbra sul piede, di lei inguainato in una pantofola rossa.<br />

«Oh bellissima e intrepida dama» gridò con voce stridente come uno spillo grattato<br />

contro il vetro di una finestra. «Non avrete misericordia dello sfortunato Jacques<br />

Courbé? È assetato di un vostro sorriso e muore per il desiderio delle vostre labbra.<br />

Per tutta la notte si rigira nel suo giaciglio e sogna di Jeanne Marie!»<br />

«Che commedia è questa, mio piccolo e audace amico?» chiese lei chinandosi con<br />

un sorriso da orchessa. «Ti ha forse mandato Simon Lafleur per stuzzicarmi?»

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