AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

tenerezza. Ma mentre lei lo fissava, nello stesso modo in cui la foschia dell’alba,
sollevandosi, rivela un dolce paesaggio, la parte animale di quella creatura spettrale
sembrò cadere a pezzi e Margaret scorse uno splendido giovane, titanico ma sublime,
appoggiato contro un’enorme roccia. Era più bello dell’Adamo di Michelangelo che
si desta alla vita al richiamo dell’Onnipotente ma, come il primo uomo appena creato,
possedeva l’adorabile languore di chi si sente ancora nelle membra la morbida
pioggia caduta sulla terra bruna. Se ne stava disteso nudo e maestoso, figlio proscritto
del mattino, e lei non osava fissarlo in viso sapendo che era impossibile sopportare
l’imperituro dolore che lo oscurava di ombre spietate. Spinta però da una forte
curiosità, cercò di avvicinarsi, ma l’immensa figura parve dissolversi in una nuvola e
immediatamente lei si sentì di nuovo circondata da una folla precipitosa. Allora
vennero tutti i mostri leggendari e le bestie oscene scaturite dalla fantasia dei pazzi;
nell’oscurità vide rospi enormi con le zampe premute contro i fianchi e immensi
scarabei zoppicanti, creature ricoperte da gusci e conchiglie come non ne aveva mai
vedute, sibilanti mostruosità con squame e rotondi occhi da granchio, creature
primordiali e ripugnanti, serpenti alati e animali striscianti nati dal limo. Udì grida
acute e scoppi di risate, e insieme il terrificante rantolo di uomini in punto di morte.
Donne dall’aspetto feroce, scarmigliate e lascive, portarono del vino; e quando lo
versavano, restavano macchie simili a chiazze di sangue. Margaret sentiva un fuoco
bruciarle nelle vene e le sembrava che l’anima le si staccasse dal corpo; ma una
nuova anima veniva a prendere il suo posto e improvvisamente lei si sentiva pronta a
ogni oscenità. Prese parte a una sarabanda di oscena lussuria e tutte le perversità del
mondo si svelarono ai suoi occhi. Vide cose talmente spregevoli che urlò di terrore, e
udì Oliver ridere beffardo al suo fianco. Era una scena di orrore indescrivibile e portò
le mani agli occhi per non vedere.
Sentì Oliver Haddo prenderle le mani, ma non gli permise di allontanarle dagli
occhi. Allora lo sentì parlare.
«Non dovete avere paura.»
La sua voce era tornata naturale e Margaret si accorse con un improvviso sussulto
di essere tranquillamente seduta nello studio. Si guardò intorno con occhi spaventati.
Tutto era esattamente come prima. La precoce notte autunnale era calata e l’unica
luce della stanza proveniva dal fuoco. C’era ancora quel vago aroma pungente della
sostanza che Haddo aveva bruciato.
«Devo accendere le candele?» disse lui.
Con un fiammifero accese quelle che si trovavano sul pianoforte. Facevano una
strana luce. Allora Margaret ricordò di colpo tutto ciò che aveva visto e rammentò
che Haddo era stato al suo fianco. Fu colta da una vergogna intollerabile, tanto che il
rossore che le salì alle guance sembrò davvero rovente. Si nascose il volto fra le mani
e scoppiò in lacrime.
«Andate via» disse. «Per l’amor di Dio, andatevene.» Egli la fissò per un istante,
mentre un sorriso gli increspava le labbra. Sapeva che un’altra vittima era caduta in
suo potere.